Scuola, nuovo giro di vite: didattica a distanza già con un solo positivo in classe
In arrivo la nuova circolare del ministero, presidi autorizzati a disporre sospensioni di dieci giorni in caso di contagio, sarà sospeso il protocollo precedente che prevedeva la dad solo in presenza di tre alunni positivi nei test
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TRENTO. Covid nelle scuole, si cambia di nuovo, dopo poche settimane.
Una nuova circolare ministeriale di cui si ha avuto notizia nelle ultime ore modifica il protocollo di azione in caso di contagi in aula, condiviso il mese scorso da governo e Regioni.
Basterà di nuovo un solo alunno positivo per bloccare tutti per dieci giorni e tornare alla didattica a distanza.
Fino a ieri la scoperta di un positivo faceva scattare la quarantena per i suoi contatti stretti, a cominciare dalla famiglia, mentre per i compagni di classe le lezioni proseguivano normalmente ma si prevedeva un doppio test covid pcr molecolare, uno immediato e l'altro dopo cinque giorni, per verificare che non vi fossero altri positivi.
Una procedura di screening che però si è rivelata particolarmente impegnativa e faticosa da gestire per i sistemi sanitari regionali e provinciali: da qui la decisione di cambiare rotta, presa durant eun confronto fra mministero e autonomie sul tema della nuova variante Omicron.
Solo a fronte di tre positivi scattavano quarantena collettiva e dad.
Per l'esattezza, la nuova circolare del ministero della salute non fissa un automatismo vero e proprio, ma consente ai presidi di fermare la didattica in classe per dieci giorni e in ogni caso sospende il precedente dispositivo e prevede un approccio diverso.
La circolare, secondo quanto anticipa il quotidiano La Stampa, dovrebbe essere pubblicata nelle prossime ore e stabilisce che «qualora le autorità sanitarie siano impossibilitate ad intervenire tempestivamente», «il dirigente scolastico, venuto a conoscenza di un caso confermato nella propria scuola, è autorizzato, in via eccezionale e urgente, a disporre la didattica a distanza per l’intero gruppo».
All'origine della decisione ministeriale vi sarebbe l'incremento, nelle ultime settimane, dei contagi, in particolare, nella fascia di età 12-19, con conseguente difficoltà anche per i sistemi sanitari locali, chiamati a gestire una mole crescente di test di verica.