Abitazioni / Il caso

Il vicepresidente della giunta provinciale: "La sentenza su 10 anni residenza non ha effetti in Trentino"

Tonini (Pd) ha evidenziato che il criterio di permanenza sul territorio e quello dei 10 anni sono palesemente irragionevoli. In particolare per prestazioni di sostegno a persone e famiglie in difficoltà

ITEA La bocciatura della Consulta

TRENTO. La pronuncia della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la richiesta dei 10 anni di residenza in Italia e due in Provincia per l'accesso all'assegno di natalità provinciale, di tre anni per l'assegno unico e di due anni per l'indipendenza finanziaria dei giovani, non ha effetti diretti sulla legislazione provinciale e dopo il deposito della sentenza si valuterà la portata.

Lo ha detto il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina, rispondendo, in Consiglio provinciale, ad una interrogazione di Giorgio Tonini (Pd). Tonina ha però ricordato che il reddito di cittadinanza richiede comunque la residenza di 10 anni. In generale si osserva che più volte, da parte della Corte, è stata ritenuta ammissibile la richiesta di un periodo proporzionato di residenza sul territorio per l'accesso ai servizi.

Tonini s'è detto soddisfatto per l'impegno ad un confronto dichiarato dall'assessore e ha evidenziato che il criterio di permanenza sul territorio e quello dei 10 anni sono palesemente irragionevoli. In particolare per prestazioni di sostegno a persone e famiglie in difficoltà.

“Quanto alla normativa statale dietro la quale la Giunta si nasconde - ha proseguito Tonini - si tratta di una normativa che sarà soggetta alla verifica costituzionale. E sarebbe bello che la nostra autonomia si mostrasse più lungimirante, senza aspettare una sentenza che condanni la normativa dello Stato”. 

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