Coronavirus / Il caso

Poste falcidiate dal Coronavirus, tra crisi e pensionamenti. Un quinto del personale assente: gravi conseguenze per i servizi

Secondo stime che arrivano da più fonti, si può arrivare ad un 20 per cento in meno di personale al lavoro a causa del concatenarsi della diffusione della variante Omicron, insieme ai prepensionamenti dovuti a quota 100 siglati l'anno scorso

TRENTO. Poste Italiane in grave difficoltà, sia per i 322 dipendenti che lavorano negli sportelli, negli uffici e nei back office dei 192 uffici postali del Trentino, che per i 342 portalettere impegnati sul territorio provinciale.

Secondo stime che arrivano da più fonti, si può arrivare ad un 20 per cento in meno di personale al lavoro a causa del concatenarsi della diffusione della variante Omicron, insieme ai prepensionamenti dovuti a quota 100 siglati l'anno scorso, a quota 102 previsti quest'anno, e anche ad una buona parte di pensionamenti "normali" che derivano alle assunzioni dei primi anni Ottanta.

«È una situazione molto fluida - spiega Gabriele Martini, ufficio stampa di Poste Italiane per il Trentino Alto Adige - e stiamo cercando di gestire il personale al meglio, razionalizzando le risorse. Per esempio, quando c'è un doppio turno, spostiamo il personale negli uffici vicini, vogliamo puntare sull'apertura diffusa. In questo momento su 192 uffici postali in Trentino, tre (Grigno, Rovereto 4 e Bezzecca) stanno subendo la rimodulazione di orario da sei a tre giorni operativi. Bisogna ammettere che negli ultimi due anni tutti i flussi del traffico sono stati alterati e quindi un bilancio generale del personale sulle esigenze di assunzione, potrà essere fatto a fine pandemia. Va però ricordato che negli ultimi due anni Poste Italiane ha continuato ad assumere persone; e si continuerà ad assumere. La pandemia ha fatto saltare tutti i parametri e solo a bocce ferme si potrà fare un calcolo delle esigenze».

«La vera emergenza - riprende Martini - ora riguarda la variante Omicron, la cui crescita esponenziale dei contagi rende tutta la gestione estremamente complessa».«La situazione resta molto pesante - riferisce Daniela Tessari della Cgil Slc - e sfido a trovare una famiglia in cui non ci siano assenze dovute al Coronavirus: questo è un fattore molto importante e non programmabile. L'azienda interviene prontamente con la disinfezione, ma chi resta fa quello che può, e i disagi per i cittadini sono fortissimi. Inoltre scontiamo un'assenza cronica di personale che si cerca di tamponare con l'accordo sulle politiche attive siglato lo scorso anno a livello nazionale, che vede la stabilizzazione dei part-time, che però vanno formati. Il prepensionamento a quota 100 ha portato a circa 60 persone in meno nella sportelleria in Trentino. Per quanto riguarda il Covid, il dato nazionale parla di un'assenza del 10% tra positivi, in quarantena e no vax».

Marcello Caravello della Failp Cisal parla di un'assenza che può raggiungere, tra pensionamenti quota 100 e quota 102 e Fornero fino al 20% «in questo momento a livello locale - precisa - abbiamo 215 dipendenti positivi in Trentino Alto Adige. Tra questi, ci sono 8 direttori di uffici postali, 16 operatori di sportelli, e 24 portalettere. Va però detto che Poste Italiane sta rispondendo alle esigenze del territorio: l'attività è ridotta, però si sta assumendo e si sta cercando personale qualificato, soprattutto nelle valli. Anche perché la manodopera che tradizionalmente arrivava dal sud ora non arriva più perché il prezzo della vita in Trentino è alle stelle. Va ricordato che, a livello nazionale, nei primi Ottanta erano state assunte 20.000 persone, che ora vanno in pensione». E conclude: «Come organizzazioni sindacali, stiamo lavorando per la sicurezza di tutti i dipendenti di Poste Italiane: siamo impegnati per il benessere dei lavoratori».

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