Cantina Sociale di Toblino, dopo la batosta in Tribunale, proposta finanziaria agli enologi purché non rientrino. Ma è burrasca in cda
Tomazzoli e Pederzolli licenziati ingiustamente, il presidente Lutterotti offre loro 260 mila euro per lasciare, loro rilanciano a 400 mila. E il Consiglio vota l’immediato reintegro (che deve avvenire entro il 27 gennaio)
SARCHE. La sentenza del giudice del lavoro, dottor Flaim, il 28 dicembre era stata perentoria: reintegro immediato dei due enologi licenziati in tronco dalla Cantina Sociale di Toblino poiché le motivazioni erano «del tutto inesistenti», e per loro un risarcimento danni per oltre un anno senza lavoro.
La sentenza deve essere applicata entro il prossimo 27 gennaio, con Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli che faranno ritorno al loro posto in cantina. Cosa che il presidente Bruno Lutterotti sta cercando di scongiurare.
Come? Offrendo una cifra considerevole affinché firmino le dimissioni. Ma al presidente la manovra non è andata proprio bene: nel consiglio di amministrazione di venerdì scorso è andato in minoranza, con 7 consiglieri che hanno votato «no», e 6 a favore del risarcimento.
Insomma, una sfiducia bella e buona. Roba che in altre aziende avrebbe portato alle dimissioni immediate. Ma così non è, anche perché la riunione si è concretizzata dopo una settimana di fibrillazione.
Un primo consiglio di amministrazione «informale» in Cantina si era tenuto all’indomani della sentenza (il 29 dicembre 2021), con Lutterotti che aveva riferito dell’esito del giudizio.
Poi un lungo silenzio, fino a due settimane fa quando Lutterotti ha convocato un altro cda «informale». E lì sono iniziati i mal di pancia, poiché sette consiglieri hanno invece chiesto che venisse convocata una seduta ufficiale – quindi registrata e verbalizzata – sul caso.
Per ottenere la convocazione, i sette consiglieri si sono avvalsi anche di un legale della Federazione delle Cooperative, e quindi venerdì 21 gennaio 2022 la riunione ha visto la presenza dell’avvocato di via Segantini, insieme al legale di parte della Cantina.
Sul tavolo nel frattempo era arrivata un’altra bomba: la Cantina aveva offerto il 14 dicembre tramite avvocato le somme di 200 mila euro a Tomazzoli e 60 mila euro a Pederzolli, affinché si dimettessero spontaneamente e non mettessero più piede nell’azienda.
Ma la mattina stessa del cda era arrivata la risposta: Tomazzoli rilanciava – carte alla mano – quantificando la sua buonuscita a 290 mila euro, e Pederzolli a 190 mila euro. Ovviamente in aggiunta al risarcimento sancito dalla sentenza del giudice. Una eventuale botta da 600 mila euro a carico del bilancio della Cantina.
Venerdì scorso due ore di riunione tempestosa hanno portato al drammatico risultato: Lutterotti in minoranza, e 7 consiglieri su 13 che hanno votato per il «no» alla compensazione economica e a favore dell’immediato reintegro dei due enologi.
A questo punto, formalmente, giovedì 27 gennaio Pederzolli e Tomazzoli si presenteranno al cancello per riprendere il proprio posto e le proprie mansioni. E la Società Cooperativa Cantina Sociale di Toblino dovrà staccare l’assegno per il risarcimento deciso dal giudice Flaim.
Molti soci, che in questo mese aspettavano di capire cosa sarebbe successo, si aspetterebbero adesso un passo indietro del presidente; non solo: la batosta giudiziaria è stata originata dalla lettera di licenziamento «illegittima» firmata da Lutterotti, ma votata anche dalla maggioranza dei consiglieri. Che ne erano, a tutti gli effetti, ugualmente responsabili. Ma fino ad oggi, sono ancora tutti al loro posto.
Contattato ieri sera, il presidente della Cantina, Bruno Lutterotti, non intende commentare: «Sono cose interne all’azienda, non ho niente da dire».