Quando l'amore vince anche sulla malattia: oltre mezzo secolo di un matrimonio speciale
Anna Grazia Conci e Diego Ioriatti sono sposati da quasi 52 anni e lei da più di quarant'anni è costretta su una sedia a rotelle. «Il nostro è un amore vero, di quelli di una volta, che non si è mai spento»
TRENTO. Ci sono amori speciali. Più forti del dolore, della paura e della malattia.
Quello tra Anna Grazia Conci, 72 anni, originaria di Nogarè e di suo marito Diego Ioriatti, 75, di Baselga di Pinè, è sicuramente uno di questi. 52 anni di matrimonio ad aprile, vissuti senza se e senza ma, nonostante una grave malattia degenerativa costringa Anna Grazia a vivere da più di quarant'anni su una sedia a rotelle.
«Comodamente seduta», scherza lei, perché la malattia ha sicuramente provato il fisico di questa donna, ma non lo spirito.
Al suo fianco, sempre, ogni giorno, è rimasto il marito. «Senza di lui sarei in casa di riposo perché è lui che mi ha sempre aiutata. Io da sola non riesco ad entrare ed uscire dal letto e lui ogni mattina e ogni sera mi aiuta», dice dolcemente.
«Il nostro è un amore vero, di quelli di una volta, che non si è mai spento negli anni».
Anna Grazia e Diego si sono conosciuti giovanissimi, quando lei aveva 15 anni.
«Frequentavo la scuola di steno/dattilografia - racconta - e ogni giorno prendevo la corriera. Un giorno sono salita, la corriera era piena, e ho visto un ragazzo alzarsi per cedermi il posto».
É stato a quel punto che è scoccata la scintilla.
Che Cupido ha lanciato la sua freccia. Ogni giorno i due si vedevano durante il viaggio, ma solo il mercoledì lui aveva la possibilità di salire con lei a mezzogiorno, per il rientro, potendosi così sedere uno vicino all'altro.
«Lui frequentava le Iti e gli altri giorni aveva scuola anche il pomeriggio - racconta come se quei fatti fossero accaduti di recente e se quei ricordi indelebili la emozionassero ancora - Una mattina mi invitò a prendere il caffè. Mettevamo 100 lire nel jukebox e ascoltavamo tre canzoni. Questo fino al giorno in cui mi ha dato un bacio sulla guancia per augurarmi in bocca al lupo per il mio esame di stenografia. Presi 9. Che gioia».
Intanto gli anni passavano. Fino a quando Diego aveva la moto, la mamma di Anna Grazia non la lasciava andare con lui.
Quando lui finì le superiori, il papà gli regalò l'auto.
«A quel punto potevamo uscire ma lui partì militare. Mi scriveva lettere bellissime, che conservo tutt'oggi», ricorda Anna Grazia.
«Poi proprio l'Adige fece un concorso. Miss Televoto. Mia sorella mandò una mia foto. Mi chiamarono. Vinsi una coppa grandissima. Mi mandarono a Roma, presso l'Hilton hotel ma dopo pochi giorni volli tornare a casa. Non era il mio ambiente, mi sentivo ancora una bambina e mi trovavo a disagio».
Ad aspettarla in stazione a Trento, però, c'era lui, Diego, che con tre rose rosse in mano che chiese di sposarla.
«Ci sposammo il 12 aprile 1970».
Dal loro amore nacque Armando, il loro figlio. «Ho anche tre nipoti» - dice orgogliosa nonna Anna Grazia.
Purtroppo quando questa donna era ancora giovanissima e suo figlio piccolo comparvero i primi sintomi della malattia che poi ha segnato la sua vita.
«Avevo 25 anni. Ho iniziato a vedere doppio, avevo perso la sensibilità delle mani, ma all'epoca si conosceva poco di questa malattia. All'epoca lavoravo in un supermercato e avevo il terrore di tagliarmi affettando il prosciutto o tagliando il formaggio proprio perché sentivo che qualcosa non andava. Sono arrivata a diventare tetraplegica e a non vedere nulla. Mi ha aiutata tantissimo un iridologo con la dieta.
Eliminando caffè, fumo e carne sono tornata a vedere e sono diventata paraplegica, quindi ora posso stare seduta in sedia a rotelle. Al mio fianco sempre mio marito e anche mia suocera. É stata un angelo per me, mi ha sempre aiutata.
Quando mio marito lavorava aveva il permesso di tornare a casa alle 9 e 30 per aiutarmi ad uscire dal letto, ma poi c'era anche mia suocera a darmi una mano a fare da mangiare e a preparare».
Anna Grazia ripete continuamente che nonostante tutto la vita è bellissima e va vissuta ogni giorno, perché ogni giorno offre qualcosa di bello.
«Ricordo il giorno che mi ha portata a Lourdes. Mi ha fatto un regalo bellissimo. Abbiamo viaggiato tutta la notte, io ero stesa su una barella. Mi ha fatto fare il bagno nell'acqua e mi sono sentita subito rinata. Volevo assolutamente toccarmi l'indice con il pollice, che per me bloccata completamente era un qualcosa di impensabile. Ci riuscii. Lui sembrava impazzito di gioia».
Anna Grazia ammette che non sono state sempre rose e fiori.
Che ha sofferto tanto per la malattia ma questo non ha modificato il loro amore. «Lui mi guarda e mi dice che sono bellissima, come quando mi ha conosciuta. Ha sempre cercato di accontentarmi in tutto. Ora ci curiamo a vicenda perché anche lui ha qualche acciacco.
«Mia madre all'inizio aveva ostacolato la nostra unione ma credo che questo ci abbia avvicinato ancora di più. Forse aveva aspettative diverse per me, ma oggi se mi guarda dal cielo non può che ricredersi. Lui è rimasto al mio fianco, ogni giorno. Non solo nelle gioie, ma anche nella malattia». Anna Grazia ricorda un episodio di cinque anni fa.
«Ero in città per andare a messa quando a causa di gradino mi sono rovesciata con la carrozzella. Sono caduta, e in tre mi hanno aiutata a rimettermi a sedere. Andai a messa ugualmente ma la sera a casa, quando fu il momento di mettermi a letto, mio marito si accorse che avevo ematomi su tutte le gambe.
Chiamò l'ambulanza. All'ospedale mi diagnosticarono la frattura di entrambe gli arti. Tre mesi di gesso nel letto».
Tanto dolore nella vita di questa donna, ma la forza che trapela dalla sua voce è contagiosa. «Bisogna viverla la vita. E mai dire mai. Possiamo sempre trovare qualcosa di positivo anche nella malattia. Io sono circondata da tante persone che mi vogliono bene e questo è un grande regalo per me».
Che dire, buon San Valentino Diego e Anna Grazia.