Piazza della Portela presidiata, ma la sera lo spaccio è un affare di routine: la prova sul campo
La piazzetta simbolo dello spaccio è presidiata, la sera, dai pusher, ai quali nulla sfugge
CONTROMISURE Portela, la disillusione: «Il presidio di polizia non basta»
Cinquanta secondi, cronometrati: tanto è bastato, in piazza della Portela, a Trento, per avere la prima offerta di hashish. Di fatto è bastato mettere piede nella piazza perché l’organizzatissimo mercato provvedesse a inviare il “commesso” di turno di questa boutique del fumo.
Sono le 20.45 di un tranquillo mercoledì sera, a Trento: ci sono le partite di Champions in tv, i negozi sono chiusi da un pezzo e in città, per così dire, non impazza la movida. Ma le vie del centro sono piuttosto animate e i dehors dei locali di piazza Duomo e delle vie vicine sono pieni. Molti giovani inaugurano la serata con uno spritz gustato al tepore delle coreografiche fiamme delle stufe a gas. Ai margini del centro storico, però, l’atmosfera è diversa. Poche persone imbacuccate si affrettano per strada, il silenzio è disturbato solo da qualche risata o da qualche sfottò.
Arriviamo in piazza della Portela, come detto, esattamente alle 20.45. È freschissima la notizia dell’istituzione di un presidio fisso della polizia locale proprio alla Portela. Ma solo durante il giorno. La sera, sembra proprio terra di nessuno. Non a caso è diventata il luogo simbolo dello spaccio.
Una nomea tutt’altro che immeritata o usurpata, come capiamo ben presto. Se a prima vista, infatti, la piazzetta sembra deserta e addormentata, a ben guardare non è affatto così. Posizionati in maniera strategica, agli angoli dei punti di accesso della piazza stazionano dei gruppetti di giovani.
Quattro o cinque per gruppo, vestiti bene, molto curati. Discutono, ridono, scherzano, ma da quando entri nel perimetro della piazza non ti perdono mai d’occhio. Qualche mormorio, uno sguardo di intesa e, come detto, dopo una manciata di secondi, eccone uno. Ci viene incontro, con un quasi impercettibile moto del capo. Di fronte al nostro sguardo interrogativo si ferma, sorride, e la buttà lì: «Fumo? Ti serve fumo? Vuoi dell’hashish?». Lo fa in maniera del tutto naturale, senza preoccuparsi troppo, come chi è abituato a farlo molte volte al giorno. Routine, insomma.
Quando decliniamo l’offerta, più che delusione o fastidio, il nostro pusher sembra tradire una certa sorpresa. Ci guarda e sembra chiedersi e chiederci: che ci fa uno qui in mezzo a quest’ora, se non vuole comprare del fumo? Poi si allontana, un po’ sospettoso. Ce ne andiamo anche noi. Un giro per le vie vicine e, intorno alle 21, siamo di nuovo lì. Il copione è più o meno lo stesso, ma questa volta arrivano in due. Forse perché adesso siamo in due anche noi. Un pusher per ciascuno, non lo stesso di prima: alla Portela si fanno le cose per bene, il (potenziale) cliente va curato.
Ma quando i clienti, per la seconda volta in pochi minuti, declinano l’offerta, traspare un po’ di, diciamo così, insofferenza. Niente di che, in ogni caso. Qualche verso e un po’ di schiamazzi ci accompagnano mentre lasciamo la piazzetta, insieme agli sguardi ostili di un gruppetto che presidia con fare piuttosto minaccioso l’angolo con via Pozzo. Il tempo di un aperitivo in centro e torniamo, per la terza volta, nella nostra piazzetta.
E qui ci attende una sorpresa: dei quattro gruppuscoli che, a loro volta, “presidiavano” la piazza, non c’è più traccia. Sono tutti spariti, la piazzetta è deserta. È come se il bazar della droga avesse degli orari precisi, e se si arriva tardi, si resta a mani vuote. O forse il momento caldo è proprio quello che va dalle 20 alle 21.30, quando la serata sta per iniziare e chi vuole della roba se la procura per tempo.
I ritardatari devono arrangiarsi altrove.