Otto marzo, l'Università di Trento lancia una campagna contro tutte le molestie e discriminazioni: "#finiscequi"
In occasione della Giornata internazionale della donna l'ateneo lancia un'azione a 360 gradi, con manifesti appesi in 19 sedi nel capoluogo e a Rovereto, ma arrivano anche segnalibri tematici nelle biblioteche, volantini affissi nelle bacheche per promuovere il servizio della consigliera di fiducia e altre proposte con attenzione anche al mobbing sul posto di lavoro
I MANIFESTI Genere, etnia, orientamento sessuale, disabilità, religione...
TRENTO. #finiscequi: un hashtag evocativo che richiama un impegno. Quello di rifiutare d'ora in poi ogni affermazione lesiva basata su genere, etnia, orientamento sessuale, disabilità, età, religione o altri fattori identitari.
Si ispira a questo principio la campagna di comunicazione che l'Università di Trento ha lanciato all'interno delle proprie sedi accademiche e sui social istituzionali in occasione della Giornata internazionale della donna.
Aule, sale lettura, laboratori e spazi comuni - comunica l'Università - sono state allestite con manifesti in cui sono riportate frasi comuni, che ad una prima lettura appaiono neutre e inoffensive, ma che contestualizzate e specificate svelano discriminazioni, esclusioni, molestie.
Frasi che possono causare disagio, escludere, discriminare, emarginare. Per sensibilizzare su questo tema l'Ateneo ha ideato e stampato centinaia di locandine con una trentina di soggetti diversi, oltre a qualche migliaio di segnalibri, in distribuzione nelle varie sedi delle biblioteche universitarie.
A questi materiali si aggiungono i volantini da appendere sulle bacheche con il talloncino da staccare per conservare il numero di telefono del servizio della Consigliera di fiducia di Ateneo, una figura a cui possono rivolgersi le persone che studiano e lavorano in Ateneo e che ritengano di aver subito situazioni di violenza, di molestie, di straining (stress forzato sul luogo di lavoro), di mobbing, di discriminazione.
Riflettere sulle frasi che pronunciamo, sui significati espliciti o impliciti che acquistano, è quindi una pratica indispensabile, il primo passo per costruire uno spazio di studio e lavoro inclusivo e aperto».
L’Università è una comunità, un’istituzione vocata alla formazione delle nuove generazioni, alla ricerca, alla conoscenza e al benessere lavorativo, un luogo in cui il contrasto ad ogni forma di discriminazione, il rispetto delle differenze e l’accoglienza devono trovare casa.
Lo spiega la prorettrice per le politiche di equità e diversità, Barbara Poggio: «Negli ultimi anni l’Università ha lavorato in maniera significativa sul piano della parità di genere, ma anche del contrasto alla violenza e alle molestie. Ci è sembrato importante, oltre alle prese di posizione istituzionali, alle dimensioni più formali, sensibilizzare l’Ateneo e il territorio. Abbiamo pensato che una campagna di informazione potesse essere una delle risposte possibili a questa esigenza. Con questa campagna vogliamo dare un segnale forte: l’Ateneo cerca di evitare questo tipo di situazioni e invita la società tutta a porre attenzione all’uso del linguaggio».