Coldiretti sfila a Trento nel nome della pace, contro una guerra che minaccia tutti
Questa mattina, 10 marzo, da piazza Fiera è partito il corteo, con mucche e trattori al seguito, per dire no alla guerra e chiedere al governo altre azioni in questa fase drammatica anche per l'economia del settore, messa in ginocchio dal caro energia, dalel speculazioni e dalle vendite mancate. Dal mondo contadino impegno in aiuto dei profughi ucraini e un appello accorato per la fine degli attacchi militari
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TRENTO. Un carro che porta due mucche, poi un asinello e le bandiere gialloverdi di Coldiretti hanno aperto l'affollato corteo partito questa mattina da piazza Fiera per dire stop alla guerra in Ucraina.
Il mondo contadino, nelle sue varie articolazioni, era presente con singole persone e delegazioni provenienti da tutte le valli del Trentino.
Dopo aver sfilato lungo corso Tre novembre, gli oltre duecento partecipanti si sono radunati nei pressi del commissariato del governo.
Un no accorato alla guerra sanguionosa che sta colpendo soprattutto i civili, ma anche uno no alle speculazioni economiche correlate all'orrore.
Nelle prime file del corteo anche le rappresentanze istituzionali, sindaci e altri amministratori locali, accanto agli esponenti, anche giovani, dell'associazione agricola.
Presente anche una delegazione dell'associazione culturale ucraina Rasom.
Nell'intervento di apertura, il presidente di Coldiretti, Gialuca Barbacovi, ha sottolineato la drammaticità del momento: l'orrore della guerra, la massima disponibilità degli agricoltori a fare la loro parte in aiuto dei profughi, l'appello per la fine della guerra, l'allarme per gli effetti economici negativi molto pesanti che sta subendo anche il settore.
Già da prima della tragedia bellica, l'esplosione dei prezzi dei prodotti energetici stava mettendo in ginocchio molte aziende zootecniche anche in Trentino.
"Serve un deciso intervento a favore delle imprese per garantire continuità della produzione agricola ed alimentare, ma serve anche percorrere con decisione la strada degli accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle", ha detto Barbacovi.
Diversi, oggi, i cartelli che evocavano i riflessi drammatici del conflitto e delle speculazioni economiche sul settore agricolo: "Tre litri di latte per un caffè", recitava una delle frasi eloquenti lettequesta mattina in città.
Da qui l'appello al governo, per chiedere contromisure in questo scenario inquietante. Com'era avvenuto nella manifestazione nazionale del 2 marzo scorso a Roma, dove c'erano anche diversi rappresentati dei giovani della Coldiretti Trento.
Anche questa mattina, dunque, un momento importante per dire no alla guerra e per ribadire alcuni principi cardine per il mondo agricolo quali: “fermiamo la guerra dei prezzi”, “si muore di guerra e di fame”, “svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai".
Si vuole così dare un contributo alla mobilitazione globale che chiede lo stop delle bombe e la fine di una fase storica segnata anche dallo sconvolgimento del mercato mondiale del cibo, con il pericolo concreto della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari e dell'inflazione.
I rincari energetici spinti dal conflitto, si sottolinea, portano i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica mettendo a rischio le aziende agricole, il carrello della spesa delle famiglie e persino l'indipendenza alimentare del Paese.
C'è anche l'effetto sull'export, esposto alle ritorsioni russe contro l'Italia e le sanzioni Ue: rischiano vino e spumanti (secondo Coldiretti, per circa 150 milioni di euro), caffè (80 milioni), l'olio di oliva (32 milioni) e la pasta (27 milioni di euro).
Dalla piazza di Trento, come dal resto d'Italia, è arrivato insomma un appello a fare in fretta, per evitare che altre aziende agricole siano costrette a chiudere
Fra i punti evidenziati da Barbacovi, la necessità di sbloccare subito i 1,2 miliardi previsti dal Pnrr per i contratti di filiera.
Ma bisogna agire anche sulla leva fiscale, riducendo le aliquote Iva e favorendo i consumi, senza dimenticare le misure sul fronte creditizio e dei sostegni per andare incontro a imprese ridotte quasi allo stremo. Z. S.
[foto di Alessio Coser]