"Perfido porfido", quattro periti al lavoro per tradurre il calabrese
Si entrerà nel vivo in luglio con l'esito delle analisi, che dovrebbero concludersi il 30 giugno. Poi saranno ascoltati gli investigatori dell'inchiesta sulle presunte infiltrazioni in Trentino della criminalità organizzata. Le udienze proseguiranno poi con cadenza trisettimanale
IL PROCESSO L'inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose in Trentino
TRENTO. Migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali che occupano centinaia di ore di registrazioni. Questa montagna di conversazioni, in gran parte in dialetto calabrese, è la principale fonte di prova nei confronti degli 11 imputati rimasti nel procedimento penale Perfido sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Trentino. Ora questa massa di registrazioni, pazientemente raccolte in due anni di indagini da parte dei carabinieri del Ros, dovrà assere trascritta e in gran parte anche tradotta.
L'altroieri il presidente della Corte d'assise Carlo Busato ha nominato quattro periti (tre di questi nativi calabresi e a loro agio con il dialetto parlato dagli imputati) a cui è stato affidato l'incarico di "sbobinare" il materiale. Anche alcuni difensori chiederanno di affiancare un proprio consulente. Le operazioni peritali inizieranno il 17 di marzo e dovrebbero concludersi il 30 giugno. Ai quattro periti la corte ha chiesto di trascrivere tutte le conversazioni ritenute rilevanti dalle parti.
Qualora l'intercettazione fosse in dialetto, questa dovrà essere trascritta prima in calabrese con successiva traduzione dal dialetto all'italiano. Un lavoro enorme perché le ore di registrazioni depositate dalla procura sono centinaia. Un lavoro però necessario perché è nelle intercettazioni che ci sarebbe la prova della sussistenza dell'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Gli indagati temevano di essere ascoltati e prendevano precauzioni per non essere sentiti, per esempio parlando in auto.
Ma gli investigatori del Ros spesso sono riusciti comunque a registrare, grazie alle nuove tecnologie investigative e di un grande lavoro di "intelligence", gli uomini della "locale". Ecco qualche esempio di conversazione di cui la procura ha chiesto la trascrizione. "Lì (in Trentino) c'è mezza Cardeto. Sono saliti a Trento, una città bianca senza malizia, i calabresi maliziosi quando hanno visto che non girava droga e cose....hanno fatto soldi della Madonna. Dice che i trentini non potevano immaginare che un cristiano potesse fare imbrogli come (facevano) quelli lì".
E ancora: «Gli dobbiamo portare via la fabbrica». Risposta: «C'è una cosa che non posso fare io , te la faccio fare a te e mi dai la quota... partiamo in questo modo... che poi se gliela dobbiamo portare via dobbiamo portare via la fabbrica, vediamo". C'è anche chi loda le capacità del proprio braccio destro che "se gli dice di andare ad ammazzare uno, lui va e lo ammazza, se lo chiami per partire a mezzanotte lui si rende disponibile senza fare domande pagandolo 2000 euro al mese, più la macchina". Il processo Perfido entrerà nel vivo all'inizio dell'estate con l'apertura del dibattimento. Si partirà il 6 di luglio, giornata dedicata alla deposizione dei periti e degli eventuali consulenti che si sono occupati di trascrizioni e traduzioni delle intercettazioni. Il giorno seguente toccherà ai primi testimoni chiamati dall'accusa, in totale circa 40 persone.
Presumibilmente si comincerà con le deposizioni degli investigatori del Ros e degli uomini della Guardia di Finanza che si sono occupati degli aspetti patrimoniali dell'inchiesta. Le udienze proseguiranno poi l'8 di luglio e a seguire con cadenza trisettimanale. Il presidente della corte ha dunque impresso un ritmo sostenuto al processo. Questo anche perché i testi da sentire sono moltissimi, oltre un centinaio tutti ammessi. Il giudice Busato, si è però riservata di "sfoltire" strada facendo qualora alcune deposizioni risultassero superflue. Di certo le sorprese non mancheranno, dato che un imputato - ritenuto fra l'altro tra i nomi di spicco della presunta organizzazione di stampo 'ndranghetista - ha citato alcuni dei magistrati finiti nell'inchiesta per la loro partecipazione a cene a base di capra organizzate da un imprenditore indagato.Il procedimento davanti alla giuria popolare prosegue dunque per undici imputati, fra cui l'ex assessore esterno di Lona Lases Giuseppe Battaglia, il fratello Pietro, l'imprenditore del porfido Innocenzio Macheda.
Per altri tre imputati (Pietro Denise, Domenico Morello e Alessandro Schina) si procederà con rito abbreviato, mentre altre quattro posizioni sono già state definite (10 anni e 10 mesi per associazione mafiosa a Saverio Arfuso, due patteggiamenti e un'assoluzione).