L'azione della finanza contro la rete dello spaccio era cominciata nel primo lockdown, con pedinamenti dei "rider" della droga
L'inchiesta "#continuoaspacciare" ha condotto a 53 arresti, al sequestro di stupefacenti per di 2 milioni di euro e al sequestro preventivo di un bar di Trento: il Caffè 34 di piazza Duomo. Gli investigarori: sgominata l'organizzazione che controllava il narcotraffico in regione, articolata in quattro gruppi interconnessi e composta prevalentemente da soggetti di origine albanese, italiana e magrebina
TRENTO. Emergono nuovi dettagli sulla vasta operazione antidroga messa a segno dalla guardia di finanza di Trento, che ha sequestrato oltre 21 chilogrammi di sostanze stupefacenti, tra cocaina, eroina, marijuana e hashish, per un valore sul mercato illecito al dettaglio di 2 milioni di euro.
Nell'ambito dell'operazione, denominata "#continuoaspacciare" risultano indagate una settantina di persone, 53 di loro sono state arrestate in Italia e all'estero.
La banda sotto accusa, spiegano gli investigatori, era articolata tra il Nord Italia e l'Austria e in sostanza aveva il controllo del mercato dello spaccio nelle provincie di Trento e Bolzano.
È stato posto sotto sequestro preventivo, questa mattina, un bar del centro storico di Trento, il Caffè 34, in piazza Duomo, ritenuto un luogo di spaccio.
"Dalle prime luci dell’alba di oggi - spiega in una nota stampa il comando provinciale della guardia di finanza - oltre cento militari ed unità cinofile antidroga delle Fiamme Gialle trentine, stanno effettuando arresti e perquisizioni nel Nord Italia nei confronti di una agguerrita associazione per delinquere, articolata in quattro gruppi interconnessi, composta prevalentemente da soggetti di origine albanese, italiana e magrebina, che si spartivano il mercato dello spaccio tra le province di Trento e Bolzano, con importanti ramificazioni in Austria, Paese verso il quale veniva esportata una parte delle ingenti partite di droga gestite dal sodalizio criminale".
Per quanto riguarda i sigilli posti al locale di piazza Duomo, la finanza precisa le accuse e le motivazioni dell'azione: "Sempre in queste ore le Fiamme gialle, su decreto del Gip presso il Tribunale di Trento, hanno proceduto a chiudere e porre sotto sequestro preventivo un rinomato bar-caffè sito nel centro storico di Trento, nella effettiva disponibilità di alcuni narcotrafficanti ed utilizzato come luogo di spaccio per la clientela più facoltosa.
Contestualmente sono stati sequestrati i conti correnti bancari e postali riferibili agli indagati ed alcuni beni di lusso (come orologi di valore e autovetture)".
Sul totale di 53 arresti, figurano 32 misure di custodia cautelare in carcere la cui applicazione è avvenuta oggi: ventotto - spiega la guardia di finanza - eseguite sul territorio nazionale (province di Trento, Bolzano, Verona, Milano, Ferrara e Bologna) e le restanti quattro all'estero con l'attivazione del Mae (mandato di arresto europeo) e del mandato di cattura internazionale, in Francia e Albania.
Il nome dato dell'operazione antidroga, "#continuoaspacciare" , si spiega con le origini delle indagini.
Siamo nel 2020, in pieno primo lockdown, quando scatta l'inchiesta, diretta dalla Procura distrettuale di Trento e condotta dalle unità speciali antidroga del Gico (Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata) in forza al Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di ginanza di Trento.
"Le indagini hanno avuto origine nel 2020, in concomitanza - si legge nel comunicato stampa diffuso oggi - con l'entrata in vigore del primo lockdown nazionale per il covid-19, quando ormai le strade e le piazze di tutta Italia si erano svuotate e ci si affacciava ai balconi di casa condividendo sui social l'hashtag #iorestoacasa. In quel frangente, fra i pochi imperterriti a violare le prescrizioni governative c'erano alcuni degli odierni arrestati che, da veri e propri riders della droga, si muovevano da un domicilio all'altro per consegnare le dosi alla propria clientela".
Si riferisce poi che dai pedinamenti dei "rider" della droga, i finanzieri trentini sono risaliti alla catena dello spaccio.
"Grazie a numerose azioni di riscontro sul territorio, i finanzieri hanno acquisito - si legge - elementi gravemente indizianti, nell'ipotesi accusatoria, su una strutturata associazione per delinquere dedita all'importazione dal Nord Europa di ingenti partite di stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish e marijuana, 'commercializzate' prevalentemente in Nord Italia e Austria, con particolare riferimento al ricco “mercato” regionale del Trentino-Alto Adige".
La guardia di finanza riferisce poi che "i narcotrafficanti, suddivisi in quattro gruppi operativi, utilizzavano numerose precauzioni per eludere i controlli delle forze dell'ordine, ad esempio staffette per non 'perdere' i carichi di stupefacenti oppure la pianificazione degli appuntamenti per la consegna della droga attraverso varie chat sui social network".
L'organizzazione, inoltre, si occupava di "dare assistenza alle famiglie degli arrestati elargendo denaro e provvedendo al pagamento delle relative spese processuali".
Sul fronte della articolazione delle indagine, lunghe e laboriose, si spiega: "Per sgominare la vasta rete di narcotraffico, fondamentale si è rivelata l'attività info-investigativa operata dagli investigatori trentini con la Landeskriminalamt di Innsbruck (Austria) ed Europol (ufficio europeo di polizia), con la preziosa collaborazione dello Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza di Roma, attraverso il ricorso a procedure di cooperazione internazionale attuate tramite il Reparto coordinamento informativo e relazioni intemazional del Comando generale del corpo e la Dcsa (Direzione centrale per i servizi antidroga) del ministero dell'interno".