Diabetica 16enne sconfigge la Provincia: il giudice le riconosce lo stato di invalida civile e il relativo assegno
La ricorrente, assistita dall'avvocato Lorenzo Eccher, ha dimostrato che la malattia le provoca «difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni della propria età»
TRENTO. Una ragazza 16enne affetta da diabete mellito insulino-dipendente ha vinto la causa promossa contro la Provincia e l'Azienda sanitaria. La studentessa - ha stabilito il giudice Giorgio Flaim - ha diritto di ricevere l'assegno mensile per invalidi civili minorenni. La ricorrente, assistita dall'avvocato Lorenzo Eccher, ha dimostrato che la malattia le provoca «difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni della propria età».
La necessità di assumere insulina per sette volte al giorno e di maneggiare medicine e aghi rende più complessa in età giovanile anche la vita sociale del malato. «Appare indubbio - si legge in sentenza - che assumere la terapia insulinica, di cui la ricorrente ha bisogno per contrastare una malattia cronica potenzialmente mortale, esige, già per le operazioni che ella è in grado di compiere autonomamente (misurazione della glicemia e infusione) un quid pluris di attenzione (basti pensare alla conseguenze di eventuali errori) e abilità che l'adolescente non diabetico non ha necessità di possedere».
Inoltre, rileva il giudice, «dover contattare la madre più volte al giorno, durante l'orario scolastico o nel corso di attività ludiche, al fine di ricevere le indicazioni circa il quando e il quantum della terapia, comporta, specie per un adolescente, naturalmente proteso ad acquisire nuovi spazi di autonomia, certamente sforzi e fatica, soprattutto di ordine psicologico che l'adolescente non diabetico non ha la necessità di compiere».
La causa civile era stata avviata dal genitore della minorenne dopo che la Provincia aveva negato alla ragazza il riconoscimento dell'invalidità civile e di conseguenza il diritto a percepire l'assegno mensile previsto dalla legge per invalidi minorenni. Azienda sanitaria e Provincia si erano costituite in giudizio ribattendo che la richiesta era «infondata in fatto e in diritto».