In fuga dalla guerra, i profughi ucraini in Trentino sono 1.580: il 47% ha meno di 18 anni
Lo ha sottolineato l'assessore provinciale alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana, che ha partecipato al vertice convocato dal governo sul tema: “Pronti a fare la nostra parte”
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TRENTO. Il Trentino continua a fare la sua parte per il sostegno alla popolazione Ucraina. Non solo con la missione in Moldavia ma anche sul fronte dell'accoglienza sul territorio, in collaborazione con le altre Regioni e Province autonome e in coordinamento con le istituzioni centrali e il Dipartimento nazionale della protezione civile.
Lo ha sottolineato l'assessore provinciale alla Salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana, che ha partecipato al vertice convocato dal governo sul tema. Durante la videoconferenza, alla presenza dei ministri Mariastella Gelmini (Affari regionali e autonomie), Roberto Speranza (salute), Enzo Bianchi (istruzione), Luciana Lamorgese (interni), presenti anche il capo della protezione civile nazionale Fabrizio Curcio e il prefetto Ferrandino, è stato fatto il punto sull'accoglienza a livello nazionale e locale.
La previsione è quella di un aumento esponenziale degli arrivi dei profughi di guerra, con ovvie conseguenze sul sistema di accoglienza che nel nostro Paese ha seguito il modello “diffuso” con un diretto coinvolgimento delle Regioni e delle Province autonome.
L'assessore Segnana ha aggiornato la situazione per la Provincia autonoma di Trento. I numeri per il Trentino vedono la maggior parte dei profughi accolti nel territorio della Val d'Adige, seguita Vallagarina, Alta Valsugana e Bersntol e Alto Garda e Ledro. Le persone maggiorenni provenienti dall'Ucraina sono all'88% di genere femminile. Su circa 1.580 profughi in Trentino, il 47% sono minori di 18 anni.
Nel dettaglio, 578 hanno tra 0-13 anni e 170 tra 14-18. Si tratta di dati che rispecchiano grosso modo la situazione delle altre realtà regionali e che evidenziano la necessità di investire ulteriormente sul versante della mediazione linguistica e in particolare dell'integrazione scolastica.
Dentro queste statistiche si colloca anche il problema dei minori non accompagnati: l'idea di fondo punta ad evitare ulteriori dispersioni e di perfezionare i meccanismi di registrazione, nella consapevolezza che uno dei beni più preziosi di ciascuna personale è appunto la propria identità.