Aurelio Pontalti, da Povo a Leopoli: "Ecco come resisto qui a novant'anni"
Lo storico portalettere del sobborgo collinare, "l'Elio Postin" da anni ha un amore anche per l'Ucraina e si impegna in generosi atti di solidarietà per una popolazione ora colpita dalla tragedia della guerra. In febbraio per stare con la famiglia che negli anni precedenti aveva "adottato" a Povo
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TRENTO. Aurelio Pontalti per tutti "l'Elio Postin" novant'anni suonati è un personaggio molto conosciuto a Povo e non solo. Oltre ad essere stato per quarant'anni (dal 1950 al 1990), lui e il suo mitico Galletto, il portalettere storico del sobborgo, ha fatto parte in diversi ruoli a molte delle associazioni locali: Vigili del fuoco, Cacciatori, Sat, GS Marzola, Oratorio; volontario della Croce Rossa.
Nello sport è stato uno dei fondatori (nel 1947) dell'Us Aurora (ciclismo) e nello sci nordico è uno dei pionieri organizzativi della Marcialonga e inventore (nel 1985) della Minimarcialonga guadagnandosi la "Stella di bronzo" del Coni per meriti sportivi. Un personaggio vulcanico, chiacchierone impenitente, con i suoi ricordi lucidi e un po' enfatizzati, rappresenta senza dubbio una delle "memorie storiche" di Povo.
Negli ultimi anni all'amore per la "sua" Povo ha aggiunto una passione per l'Ucraina diventata nel tempo di fatto il suo Paese d'adozione. La svolta risale al 2006 con la scomparsa improvvisa della moglie Francesca, (ostetrica "levatrice" che ha aiutato a nascere decine di generazioni "poère"). Solo e senza figli, Elio decide di "adottare" una famiglia ucraina residente a Povo: Julya, Vlady e il loro figlio Andrea. Vlady lavorava in una pizzeria del sobborgo mentre Julya si occupa delle faccende domestiche del Pontalti e il figlio Andrea studente che, raggiunta la maggiore età, trova anche lui occupazione in un locale di Povo.
Da allora per Elio è un continuo via-vai da Povo a Ternopol, una cittadina ad un centinaio di chilometri da Leopoli vicino al confine polacco, luogo di origine della sua nuova famiglia.
Tre mesi in Italia, tre mesi in Ucraina (il periodo consecutivo massimo consentito dalla normativa europea) e nei mesi di permanenza a Povo protagonista di una serie interminabile di aneddoti, racconti e nostalgia per la vecchia Galizia Austroungarica.
In febbraio scadono i tre mesi "italiani" e, nonostante il già preoccupante movimento di truppe russe sul confine ucraino, Elio è risoluto nel desiderio di tornare in Ucraina nonostante gli inviti alla prudenza da parte di amici e parenti.
Inguaribile testardo sabato 19 febbraio parte comunque in aereo per Leopoli insieme a Julya e il 24 febbraio la Russia invade l'Ucraina con le conseguenze ed i drammi che tutti conosciamo. In questi giorni con tutte le difficoltà del caso siamo riusciti a contattare Elio Pontalti tramite posta elettronica.
La zona dove si trova fa parte di quell'ovest dell'Ucraina finora considerato relativamente al sicuro dall'avanzata della Russia ma i recenti missili lanciati sulla periferia di Leopoli sono tutt'altro che tranquillizzanti per la popolazione.
«Noi stiamo bene - ci scrive Pontalti - abitando in periferia della città al momento siamo lontani dai pericoli immediati della guerra e quello che so lo vedo come voi in televisione o in Internet con l'aiuto di Julya. In questi giorni stanno arrivando in molti dalle zone di guerra - prosegue Pontalti - soprattutto chi ha parenti in zona o chi intende proseguire per la Polonia. Noi stessi stiamo ospitando alcuni bambini». Ma come mai questo suo attaccamento all'Ucraina? «Il primo viaggio (in auto) è nel maggio 2007, Julya e Vlady hanno un mese di ferie e io li accompagno.
L'impatto è subito molto positivo: per un pensionato come me la vita costa molto meno che in Italia e poi nuovi amici, paesaggi e stile di vita che ricordano un po' i nostri anni '70. A Povo del resto non avevo più stimoli, il mio pensiero andava sempre alla mia nuova famiglia ucraina, ora anche Vlady è in pensione, Andrea si è sposato ha avuto un figlio e ha aperto qui una sua attività».
Ma ora c'è la guerra, cosa farà?
«I miei tre mesi di permanenza scadono a maggio e in qualche modo dovrò tornare obbligatoriamente in Italia. Il 12 settembre farò 91 anni, la salute è ancora buona e spero ardentemente nella fine di questa assurda guerra e continuare in questo pendolarismo tra l'Italia e l'Ucraina. In questa zona al momento siamo relativamente tranquilli, io non ho paura, vedremo...».
Lasciamo Elio Pontalti con queste poche e frammentarie notizie augurandogli buona fortuna ma siamo sicuri che il suo prossimo ritorno a Povo sarà inevitabilmente arricchito da altre sue narrazioni di questa sua strana esperienza di profugo ... al contrario.