Trento-Leopoli e ritorno: la missione umanitaria di Alberto Tamanini e Marco Baino
Il volontario di Vigolo Vattaro, attivo dell'associazione Solidarietà Vigolana», partito nsieme all'amico con una colonna italiana che trasportava carichi di cibo e medicinali: «Ogni tanto suonano le sirene d'allarme, ma la gente di lì non ci fa nemmeno più caso...»
APPELLO Aiuti all'Ucraina, ora è emergenza cibo: un nuovo appello da Trento
TRENTO. Duemilaottocento chilometri in poco più di quattro giorni. Trento-Leopoli e ritorno.
Alberto Tamanini di Vigolo Vattaro è un volontario dell'associazione Solidarietà Vigolana.
Insieme all'amico Marco Baino nei giorni scorsi, alla guida del suo fuoristrada carico di aiuti umanitari, è partito alla volta dell'Ucraina, insieme alla colonna dell'Associazione nazionale Giovanni XXIII. Sessanta veicoli tra auto, pullmini nove posti, fuoristrada, pick-up e pullman.
Carichi di cibo e medicinali. Al ritorno i mezzi erano vuoti ed hanno così potuto dare un passaggio verso Ovest a circa 300 ucraini in fuga dal loro paese in guerra. «Ma molti ucraini - specifica Tamanini - preferiscono aspettare, non allontanarsi troppo dal loro confine, restare in Polonia, nella speranza di poter tornare a casa loro presto, anche a Kiev, se la situazione migliorerà». Sul loro fuoristrada, Alberto, 64 anni, pensionato, ex artigiano elettrico, e Marco hanno trasportato i cibi a lunga conservazione raccolti nei negozi dell'Altopiano della Vigolana grazie alla generosità solidale dei cittadini locali, ma anche farmaci e medicazioni comprate dagli abitanti nelle farmacie e donate all'associazione.
«Ci siamo trovati con gli altri della colonna italiana a Gorizia - spiega ancora Tamanini - ma abbiamo subito forato. Cercato un gommista e risolto il problema, siamo rimasti un po' staccati, di circa un'ora e mezza. Abbiamo attraversato Slovenia, Ungheria e Polonia. Non ero mai stato oltre la Slovenia. Abbiamo dormito in Polonia. Al confine polacco-ucraino la burocrazia era tanta e abbiamo aspettato circa 4-5 ore. Cercano di controllare tutto, ma è impossibile. Arrivati a Leopoli abbiamo incontrato dei check-point molto attenti. Ma anche nei paesi di campagna che si attraversano, si vedono ammassi di pneumatici e civili addestrati che presidiano strade e passaggi. Leopoli, tutto sommato, è ancora una città tranquilla. Certo, si vedono i sacchi di sabbia, i monumenti protetti e coperti. Una bella città. I materiali che abbiamo consegnato a un centro Caritas e a un seminario-oratorio greco-cattolico andranno più a Est, dove c'è bisogno».
A Leopoli i volontari italiani, compreso il duo trentino, hanno anche sfilato per la città, in nome della pace. Poi c'è stato un incontro, in una palestra, con l'ambasciatore italiano che ci ha ringraziati e lì abbiamo dormito. «Ogni tanto suonano le sirene d'allarme, ma la gente di lì non ci fa nemmeno più caso...». Non è la prima volta che Solidarietà Vigolana si mette a disposizione di chi è in difficoltà. Una trentina di anni fa l'impegno per la guerra in Bosnia e Croazia, con la raccolta fondi e la costruzione di un asilo in terra croata. Poi le calamità naturali: nei terremoti dell'Aquila, dell'Emilia, del Centro Italia. E la costruzione di pozzi e acquedotti in Africa.