Il toccante racconto della donna ucraina disabile e della madre accolte a Casa Serena: “Dall’inferno al paradiso”
Per 47enne, tetraplegica da quando ne aveva 24 a seguito di un incidente, e la mamma è l’occasione per cominciare il ritorno alla tranquillità, dopo il viaggio di due giorni fino a Trento e soprattutto dopo l’incubo della guerra, che ha colto la famiglia a Chernihiv, la loro città nel nord dell’Ucraina bombardata dai russi
COGNOLA. “Spreisdom, benvenute” pronunciato in ucraino dallo staff di Casa Serena, la struttura gestita da Anffas a Cognola di Trento. È lì che nel pomeriggio odierno è arrivata a bordo di un mezzo sanitario la donna con disabilità grave, accompagnata dalla madre. Giunta in Trentino grazie all’operazione in sinergia tra la Croce rossa italiana, il Dipartimento salute della Provincia e la protezione civile trentina che ha permesso di portare nel nostro territorio 41 persone fragili provenienti dall’Ucraina, di cui 40 sono pazienti psichiatrici ospitati a Levico Terme.
“Siamo passate dall’inferno della guerra e ora siamo arrivate in paradiso, vi ringrazio tantissimo, di cuore, per la gentilezza” ha detto la donna, accolta dagli operatori di Casa Serena, con il direttore Pietro Grigolli, l’operatrice Inna Deyneko, che parla ucraino e ha fatto da interprete, il medico Marco Clerici. Presente anche l’assessore provinciale alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana.
Per la donna di 47 anni, tetraplegica da quando ne aveva 24 a seguito di un incidente, e la madre è l’occasione per cominciare il ritorno alla tranquillità, dopo il viaggio di due giorni fino a Trento e soprattutto dopo l’incubo della guerra, che ha colto la famiglia a Chernihiv, la loro città nel nord dell’Ucraina bombardata dai russi.
La famiglia è stata sorpresa il 24 febbraio dallo scoppio del conflitto. Dopo alcuni giorni, ha raccontato la donna mostrando con l’aiuto della madre le foto sul cellulare della città, prima e dopo le devastazioni, sono iniziati i bombardamenti. Le bombe prima hanno lambito e poi distrutto la loro casa, costringendole a rifugiarsi in cantina.
Nel seminterrato sono rimasti, lei, la madre e il padre, per una settimana, al freddo e al buio. Successivamente si sono spostati in una chiesa, nella stessa città, per una decina di giorni. Quindi un trasporto di fortuna li ha portati verso Kiev, nel quale l’auto si è fermata e sono stati soccorsi, e poi ancora l’approdo verso l’ovest dell’Ucraina, dove è avvenuto il contatto con operatori sanitari italiani e quindi la possibilità di mettersi in salvo in Trentino.
Ora il presente lascia spazio ad un sorriso, nel giardino e negli spazi attrezzati di Casa Serena. “Abbiamo dormito per terra in cantina, ci saremmo accontentate di una semplice stanza” ha detto la madre entrando nei locali riservati dalla struttura in cui è stato affisso il cartello “Welcome, benvenute”.
Casa Serena, come ha sottolineato il direttore Grigolli, è una struttura completamente sbarrierata, capace di garantire la migliore risposta di accoglienza alle persone con questo tipo di problematiche cliniche.