PNRR, la ministra Messa e i soldi al Trentino: «Dipenderanno dalla partecipazione ai bandi»
Oggi il convegno, e dal governo un messaggio chiaro: i finanziamenti bisogna meritarseli, con progetti innovatici, tecnologici ed in grado di battere la concorrenza
TRENTO. A chi era convinto che i soldi del PNRR potessero finanziare qualunque cosa, dalla malga al restauro delle facciate comunali nelle vallate, è arrivato un messaggio forte e chiaro: "Come attività di innovazione il Trentino è molto vivace, e credo possa partecipare ai bandi che abbiamo predisposto mettendo a frutto i partenariati e la grande competenza in campo di ricerca e spin-off. Il territorio è famoso per capacità di trasferimento tecnologico, Quantum technology, informatica e scienze dei dati, e credo che su questo si saprà scommettere". Così la ministra dell'università e della ricerca, Maria Cristina Messa ha parlato durante l'incontro di oggi (11 aprile) a Trento su "Italia Domani-Dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza".
Insomma: il PNRR non è un bancomat, e per vincere i bandi occorrono progetti innovatici e tecnologici.
Detto ancora più chiaro: "La dotazione del Trentino dipenderà da come avrà successo nei bandi. Ci sarà poi una ridistribuzione delle risorse agli atenei per dottorandi ed edilizia universitaria. Mi immagino che in futuro l'università italiana sarà ricca, dotata di scienziati e ricercatori e, spero, di donne e giovani", ha detto Messa, in riferimento allo stanziamento di 6 miliardi di euro per una sessantina di progetti in tutto il Paese.
Sull'aumento dei prezzi causati dalla guerra in Ucraina, la ministra ha rilevato come i costi dei progetti verranno adeguati a seconda del momento, dato che saranno "negoziabili in una fase post-valutativa, che terrà conto delle materie prime e degli obiettivi".
Soddisfatto a metà il presidente Fugatti. "Sicuramente si punta ad aumentare la dotazione di risorse per il Trentino. Siamo interessati a vedere che sviluppo ci sarà sul Pnrr: da una parte l'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia stanno ricalibrando il valore degli interventi pubblici (pensiamo alla circonvallazione ferroviaria di Trento), dall'altro crediamo si possa discutere di un riequilibrio territoriale delle risorse, con maggiori risorse per le regioni e le province del Nord Italia".
Fugatti ha parlato di diversi progetti posti all'attenzione del Governo, ed ha inoltre evidenziato come con la presenza di nuove risorse "si potrebbero aprire scenari interessanti", ad iniziare dalle tratte di collegamento "al tunnel del Brennero, che non riguarda solo la città di Trento".
In Trentino, tramite il Pnrr, sono già stati stanziati 60 milioni di euro. Per il sistema sanitario sono previsti altri 65 milioni, 16 per l'edilizia residenziale pubblica, 72 per l'istruzione (soprattutto per la scuola dell'infanzia) e quasi 9 milioni di euro per le politiche attive del lavoro. Le risorse previste in Trentino ammontano invece a "1,3 miliardi, la gran parte, 930 milioni, sono sul tema della circonvallazione. Un tema legato al Pnrr perché la volontà di spostare il traffico dalla gomma alla rotaia è tema ambientale e che riguarda il futuro", ha detto il presidente della Provincia. "Ci sono anche risorse per la salute e la sanità territoriale, perché in epoca post Covid si ritiene ci voglia più attenzione sui territori. E poi come PA, il Governo ha chiesto dei progetti bandiera e noi ne abbiamo proposto uno sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione perché crediamo nella possibilità di ampliarla sul territorio e crediamo possa essere utile", ha aggiunto.
È oggi "impensabile andare in Europa e ritrattare il Piano, ma è chiaro che il problema dei costi energetici e delle materie prime ce l'hanno in tanti, quindi forse si svilupperà un dibattito europeo. Nel Def c'è scritto che parte di questi 5 miliardi previsti saranno utilizzati per aumentare le basi d'asta degli appalti ed è già stato fatto un fondo per l'accesso degli enti locali che avessero eccessi di spesa per più dell'8%. Saranno soldi nazionali che andranno a fare da complemento" a quelli europei. Lo ha detto il capo del Dipe, Marco Leonardi, intervenendo a Trento.
Il numero uno del Dipartimento per la programmazione e coordinamento politica economica ha sottolineato che ora la palla passa agli enti locali dopo il lavoro preparatorio sui bandi svolto dai ministeri: "Il Pnrr non è tutto, ma un investimento straordinario che si inserisce in una programmazione complessa perché gli enti locali devono programmare anche fondi europei e quelli di coesione 2021-2027". La situazione, per i Comuni, si è fatta quindi più complicata dal punto di vista burocratico, "ma ci sono molti più soldi a disposizione", ha chiosato Leonardi.