Pro Vita consegna in Provincia le firme: «fermate il gender nelle scuole». Dura replica di Arcigay del Trentino
L’associazione intende promuovere una petizione popolare, ed ha raccolto quasi 6 mila firme, consegnate a Kaswalder. Le associazioni LGBTI+: «Quello che serve è una legge sull’educazione alle differenze»
TRENTO. Uno dei volontari dall'associazione Pro vita e famiglia onlus, Luca Poli, ha consegnato al presidente del Consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder, una petizione popolare in cui si chiede alle forze politiche locali e all'assessore provinciale all'istruzione, Mirko Bisesti, la promozione di un disegno di legge provinciale "sulla libertà educativa", allo scopo di mettere al bando "l'ideologia gender dalle scuole".
La petizione - informa una nota - è corredata da 5.942 sottoscrizioni.
A quanto riferito Poli, la petizione contesta il concetto di "identità di genere fluida", che veicolerebbe "un'antropologia dannosa per il sano sviluppo psico-fisico dei giovani". L'iniziativa nasce a seguito di una conferenza sul tema dell'Istituto comprensivo Alta Vallagarina.
Immediata la replica di Arci Gay del Trentino. «Come sempre Pro Vita confonde i piani ed è necessario fare un po' di chiarezza.
Posto l’indubbio diritto di ogni persona ad avere proprie idee e opinioni, è invece a dir poco inopportuno e scorretto disinformare con toni allarmistici, alimentare paure irrazionali e mentire sapendo di farlo».
Quello che serve realmente, secondo Arcigay del Trentino e le associazioni che sul territorio si occupano dei diritti e dell’inclusione delle persone LGBTI+, «è invece una legge sulla libertà educativa che includa percorsi specifici di educazione alle differenze.
No, non esiste nessuna “teoria gender”. Nessuno studio scientifico al mondo parla di "ideologie gender" intese come teorie che negherebbero la differenza biologica tra maschi e femmine. Questo stravolgimento degli studi di genere è sbandierato dai movimenti conservatori a difesa della cosiddetta famiglia tradizionale per creare confusione e allarmismo, impedire l'avanzamento dei diritti civili e, evidentemente, anche la realizzazione delle pari opportunità tra tutti i cittadini e le cittadine.
Sì, esistonogli studi di genere (genders Studies). Nati negli anni 70, sono un insieme di teorie che analizzano i motivi per cui a un dato genere (maschile o femminile) vengano attribuiti “ruoli di genere” specifici non strettamente legati alle caratteristiche sessuali e le implicazioni che questo comporta (ad esempio: perché determinati lavori, vestiti e colori, sporto attività, sono considerati “da maschio” piuttosto che “da femmina”?).
No, l’omosessualizzazione della società non esiste. Non si decide di diventare omosessuali o transgender, così come non si decide di diventare eterosessuali e cisgender: la cultura la usiamo per promuovere inclusione e accettazione della diversità, che è connaturata con l'essere umano come specie. Questa cultura è un obiettivo di Arcigay, di Famiglie Arcobaleno, di Agedo e di ogni associazione LGBTI+.
Quello che chiediamo è la realizzazione di una pienacittadinanza per le persone gay, lesbiche, bisex e transgender, il contrasto a discriminazioni,violenze e bullismo omofobico, la libertà di esprimersi per come si èsenza condizionamenti. Questi sono gli obiettivi di Arcigay del Trentino,che vengono perseguiti attraverso eventi culturali, formazione nelle scuole e non solo, incontri, letture e molte altre attività aperte alla cittadinanza.
La paura, i falsi allarmismi, l'intolleranza verso chi è considerato diverso generano odio e timori immotivati».