«Quella volta al Number One di Pergine, sotto il palco di Vasco»
I ricordi del noto chitarrista Mauro Borgogno arrivano al 1979: "Era sconosciuto ma già strepitoso. Riuscì a mettermi sotto il palco e fu fantastico. Per dirla in gergo la band picchiava di brutto: strumentazione semplice e senza fronzoli, ma musicisti da paura"
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TRENTO. Dell'infinita discografia di Vasco conosce praticamente ogni singola nota, ogni riff, ogni parola. D'altra parte, da musicista professionista, da chitarrista dei Kombrikola e da "semplice" fan del Blasco nazionale, non potrebbe essere altrimenti.
Lui è Mauro Borgogno, figura storica della musica trentina, fin da quando negli anni Ottanta e Novanta calcava i palchi con i suoi Rising Power. Oggi, tra i vari progetti, c'è anche la Kombrikola, una band- omaggio a Vasco. «Perché lui è unico, un vero artista, che ha fatto la gavetta. Lui è il rock. Lui semplicemente è».
Vasco da decenni è il riferimento musicale di tante generazioni, perché?
Uno dei motivi è la gavetta che ha fatto, non è uno di quegli artisti finti costruiti con lo stampino che si vedono adesso e che durano il tempo di un album e poi svaniscono nel nulla. Vasco ha talento e un'attitudine naturale pazzesca: la sua predisposizione comunicativa non si può imparare, è naturale. Basta un suo "eeeeh" al momento giusto e ti stende. E le sue canzoni sono immortali: piacciano o meno, tutti le conoscono. Lui è un grande compositore, uno dei pochi che fa del buon rock in Italia. Scrive magnifici testi diretti, senza fronzoli, racconta storie che capitano a tutti, le sue parole sono come dei pugni in pancia, è impossibile non essere coinvolti.
La tua prima volta a un suo live?
Bisogna andare molto indietro nel tempo. Mi pare fosse il 1979, Vasco dal vivo alla discoteca Number One di Pergine. Mi ricordo che all'epoca era ancora un artista emergente e sinceramente ero un po' scettico, nel senso che in quel periodo ascoltavo e suonavo molto hard rock e metal internazionale, era un pò difficile abituarsi a sentire rock in italiano. Ma ci andai comunque, spinto dalla curiosità.
Eravate in pochi tra il pubblico, qualche centinaio di persone.
Sì sì, forse trecento. Riuscì a mettermi sotto il palco e fu fantastico. Per dirla in gergo la band picchiava di brutto: strumentazione semplice e senza fronzoli, ma musicisti da paura. Una botta sentirli lì davanti! Ricordo la chitarra di Solieri, una Les Paul oro con un grande adesivo "5" rosso sulla cassa. E poi Vasco. Un animale da palco. Si capiva subito di che pasta era fatto.
Tra i tanti aneddoti, cosa ti viene in mente?
Il concerto più emozionante è stato uno del tour "Fronte del palco". Nella band c'era il grandissimo Andrea Braido, con il quale siamo amici d'infanzia. Consapevole dell'enorme talento e capacità che Andrea ha sempre dimostrato fin da piccolo, e delle "avventure" trascorse insieme, vederlo su quel palco insieme a Vasco mi diede una fortissima emozione, difficile da descrivere. Ho sempre considerato Andrea come una sorta di "alieno" rispetto alla media del livello musicale dell'epoca, ma al tempo non era riconosciuto. E finalmente in quell'occasione ha avuto il posto che si meritava. Ricordo i 2 schermi giganti enormi ai lati del palco, uno dedicato a Vasco, l'altro praticamente ad Andrea. E Vasco nella presentazione della band citò lui per ultimo gridando al pubblico: "sono tutti delle bestie, ma alla fine... la bestia migliore... Andrea Braidoooo". Brividi, davvero.
Ora le canzoni di Vasco le suoni anche tu, nella Kombrikola.
Siamo nati 5 anni fa, creando una band di livello professionale che si potesse distinguere da quelle amatoriali. Curiamo lo show nei minimi particolari, con una esecuzione fedele trasmettendo l'energia e la potenza dei live del Kom. Siamo tutti cresciuti a pane e "siamo solo noi".
Da chitarrista, chi sono i miti?
Di riferimenti musicali ne ho avuti parecchi, come Blackmore, G.Moore, Shenker, Lukater, Santana, Knopfler e altri. In tema Vasco mi piace moltissimo Steve Burns. Ora ho diversi progetti diversi fra loro: mi esibisco soprattutto in duo con mia figlia, ma anche da solo e con le mie varie band. Su mauroborgogno.it e sul mio canale YouTube c'è tutto.
Il sogno nel cassetto?
Dopo una vita di musica, di passione e di sacrifici, sono fiero e non mi manca nulla, ho trasformato un amore in un lavoro. Un sogno che mi piacerebbe si realizzasse è che il pubblico si "rieducasse" all'ascolto di buona musica e tornasse ad emozionarsi con la musica dal vivo di qualità. Sembra banale ma dagli anni Novanta in poi gli interessi delle masse sono stati canalizzati in scadenti attrazioni mordi e fuggi. La musica va capita e approfondita, non è come un panino del fast food.