Morra sulle infiltrazioni mafiose: nel porfido situazione emergenziale e stupisce il silenzio della politica su Lona Lases
Il presidente della commissione antimafia, in missione a Trento, commenta criticamente le dichiarazioni del numero uno della Provincia, Fugatti: "Ha affermato di non aver avuto il minimo sentore di ciò che stava accadendo". I sindacati: "L'inchiesta Perfido e la prime condanne dimostrano che sul territorio ci sono segmenti economici dove la malavita organizzata ha trovato terreno fertile"
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TRENTO. "Fugatti a precisa domanda ha affermato di non aver avuto il minimo sentore di ciò che stava accadendo. Ci si deve domandare se è difetto di intelligenza o altro": lo ha detto oggi, 10 maggio, in conferenza stampa a Trento, riferendosi all'audizione del governatore del Trentino, il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, in città per due giorni di audizioni.
"Da quanto abbiamo raccolto - ha precisato - vi sono state testimonianze di reati spia nel settore del porfido degli anni Ottanta. Ma mentre qualcuno dormiva sonni irenici altri lavoravano per raggiungere altri scopi. Quanto emerso a Lona Lases è stato denunciato più volte dai lavoratori, che hanno subito prevaricazioni continue, in particolare i lavoratori extracomunitari".
Morra ha inoltre parlato della "necessità di anticipare e prevenire", auspicando l'attivazione dell'osservatorio sulla criminalità proposto dal consigliere provinciale Alex Marini.
"Dall'audizione del rappresentante dei lavoratori del porfido, Walter Ferrari, e dell'ex segretario comunale, Marco Galvagni, è emerso un quadro ancora più inquietante, con episodi risalenti addirittura al 1986 che hanno prodotto un'infiltrazione lapalissiana nel settore del porfido. Il quadro è allarmante da un punto di vista sociale e politico, e non c'è necessità di sentenze per capire che c'è un problema emergenziale", ha osservato ancora Morra.
"A Lona Lases ci troviamo di fronte a una situazione gravissima: quando una comunità non riesce a fare le elezioni per la seconda volta vi è un morire della democrazia. E ci ha stupito l'assoluto silenzio dei protagonisti della vita politica in Trentino, perché dove c'è una lesione dei diritti in una comunità, vi è anche in tutte le comunità limitrofe", ha precisato Morra.
"Mi sono venuti in mente - ha poi aggiunto - contesti dove non c'è solo infiltrazione, ma incistati dalla mafia. Sarebbe il caso che anche in Trentino si affrontasse di petto il problema, perché c'è un'emergenza democratica, anche se molti non vogliono che se ne parli e scriva".
Morra ha parlato anche del quadro normativo: "Abbiamo fatto un excursus sulla normativa relativa all'estrazione, perché la legge mineraria nazionale e poi quella trentina offrono elementi di complessità rilevanti.
Ma è emerso un quadro per cui ai concessionari, che poi hanno infiltrato molte amministrazioni comunali trentine, è stato concesso di poter fare tanto, forse troppo, a detrimento delle comunità locali.
Attraverso continue operazioni di privatizzazione si è permesso un travaso di forme di economia criminale in una filiera che era molto importante per questi territori e che ha dato da lavorare a decine di migliaia di persone nel tempo".
Sul tema, molto scottante, sono intervenuto oggi di nuovo anche i sindacati.
Le audizioni della commissione parlamentare antimafia in Trentino "sono ulteriore conferma anche del fatto che il Trentino rappresenta un territorio appetibile per gli interessi della malavita organizzata", scrivono in una nota unitaria i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
"L'inchiesta Perfido - prosegue la nota - e la prime condanne del tribunale dimostrano che sul nostro territorio ci sono segmenti economici dove la criminalità si è infiltrata e ha trovato terreno fertile per i propri loschi affari. Questi fatti ormai accertati dimostrano che il Trentino non è terra immune da queste contaminazioni e impongono la massima attenzione nell'azione di prevenzione, controllo, ma anche reazione come comunità".
I sindacati ricordano di essersi costituiti parte civile nel processo "Perfido" - che riguarda infiltrazioni di 'ndrangheta nel settore del porfido trentino - e sottolineano che a rimetterci però sono anche le aziende sane, quelle che portano avanti onestamente la loro attività.
È per questa ragione che ancora adesso ci appare incomprensibile la scelta di Confindustria di non costituirsi parte civile nel processo contro la 'ndrangheta. Tutti gli attori economici e sociali sono chiamati a fare la loro parte, non solo sottoscrivendo protocolli e intese, seppur importanti, ma agendo in tutti i contesti in cui l'illegalità può essere contrastata", concludono i sindacalisti.