Calendario fascista nell’ufficio di Trentino trasporti, Gottardi: «Codice etico ad ogni dipendente»
Il calendario, affisso alla parete di un locale non aperto al pubblico e destinato all'utilizzo da parte di più dipendenti di una sede periferica rispetto alla sede centrale, è stato ovviamente subito rimosso
TRENTO. Il calendario fascista è stato rimosso dall'ufficio di Trentino trasporti dove faceva bella mostra di se con ogni probabilità dal 2021. Lo annuncia, si suppone con soddisfazione, l'assessore Mattia Gottardi in risposta ad un'interrogazione sul caso del consigliere provinciale di Futura Paolo Zanella. Quanto al responsabile, tuttavia, non c'è proprio verso di trovarlo.
Dopo ampio lavoro d'intelligence non c'è stato modo di dare un nome a chi aveva commesso reato. Perché fino a prova contraria questo è, l'apologia di fascismo. Si chiude così il caso iniziato come mediatico e diventato politico nei giorni scorsi, che forse poco dice sulla sensibilità dell'attuale giunta provinciale ma di più racconta sul livello di anticorpi di parte della comunità anche trentina, sceso ormai ai minimi storici, circa temi come il fascismo e la necessità di ribadire la distanza tra la società di oggi e quella cultura.
La vicenda, tanto per cominciare. Un giornale on line dà la notizia, mai smentita: in un ufficio di Trentino Trasporti è affisso un calendario con l'effige di Mussolini e i motti fascisti datato 2021, «quindi si suppone presente negli uffici da molto tempo, senza che abbia destato imbarazzo o denunce da parte di altri dipendenti o funzionari» scrive nella sua interrogazione Paolo Zanella, ricordando anche la coda di accuse tra un dipendente della medesima azienda e il giornale on line che ha reso noto il problema.
La giunta provinciale, sulle prime, ha cercato di stare lontana dal caso. Trascinata a dire la sua dall'interrogazione, è stata costretta a rispondere e ha chiarito, attraverso l'assessore provinciale Mattia Gottardi, che quel calendario è stato rimosso dal presidente di Trentino Trasporti che «pur nel pieno rispetto dell'articolo 8 dello Statuto dei lavoratori il quale espressamente vieta le indagini sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore (...) ha richiamato tutto il personale ad adottare un comportamento che non possa ledere l'immagine della società nemmeno nella propria sfera privata».
Quanto invece al fatto che qualcuno aveva appeso quel calendario, resterà un mistero il nome di chi ha avuto la bella pensata. Perché «il calendario in questione - ha spiegato sempre Gottardi - era affisso alla parete di un ufficio non aperto al pubblico e destinato all'utilizzo da parte di più dipendenti di una sede periferica rispetto alla sede centrale, pertanto l'Azienda ha appreso della presenza dello stesso dalla stampa, alla pari peraltro delle opinioni espresse dal dipendente attraverso il proprio stato whatsapp di cui non è stato possibile individuare l'identità».
Il punto è capire come far sì che non si ripetano episodi simili. L'assessore Gottardi chiarisce che il personale già dovrebbe sapere cosa può o non può fare al lavoro e a casa sua, perché «all'atto dell'assunzione a tutto il personale aziendale viene consegnato il codice etico e il dipendente si impegna, sottoscrivendolo formalmente, al rispetto del modello 231 di cui il codice etico costituisce parte integrante. Contestualmente il dipendente riceve una formazione che riguarda tutti gli aspetti del rapporto di lavoro, sia per quanto riguarda i propri compiti, responsabilità, atteggiamento nei confronti dell'utenza e dei colleghi e trattamento dei dati personali».
Dunque codice etico (40 pagine) e modello 231 (altre 15). E formazione. Evidentemente serve essere un po' più espliciti. Tipo: è ovviamente lecito avere opinioni politiche di ogni colore - destra inclusa, naturalmente - ma se sei fascista è un problema, posto che la costituzione mette il partito fascista fuori dall'arco costituzionale, fa divieto ricostituirlo e considera illecita qualsiasi apologia di fascismo. Tocca dire quella parola lì, per far capire meglio la gente sui limiti del lecito.