Festival dell'Economia, il Rettore: «Un programma di grande spessore». E Torino? «A invitare Mahmood è stato più bravo il Sole 24 Ore»
La parte scientifica è stata curata dall’Università di Trento, e Deflorian è soddisfatto. Ma c’è la contrapposizione «che abbiamo sempre cercato di evitare». E Boeri punzecchia sui «condizionamenti politici»
TRENTO. C'è una punta di vaga tristezza nelle parole del rettore dell'Università di Trento, Flavio Deflorian, di fronte allo scenario di due Festival dell'economia (Trento e Torino) che - volente o nolente - questa settimana si faranno la guerra.
Questa sovrapposizione non era certo quello che il professore si augurava, ma così è andata e l'ateneo trentino ha fatto la sua parte, in questi mesi di preparativi, con i suoi due rappresentanti nel comitato scientifico (Gabriella Berloffa e Luigi Bonatti) perché fosse garantito l'alto livello che ha sempre contraddistinto il Festival dell'economia di Trento nei sedici anni passati.
Rettore Deflorian, il 2 giugno debutta, in un clima da duello a distanza, il nuovo Festival dell'economia di Trento, due giorni dopo l'avvio di quello di Torino. Come sta vivendo questo momento?
Io cercherei di non viverla come una contrapposizione. L'Università di Trento ha cercato di evitarla in tutti i modi. Purtroppo, non è stato possibile per il Festival di Torino scegliere date non sovrapposte, almeno per quest'anno, ma ha garantito che non sarà più così dal prossimo. Noi infatti abbiamo sempre ritenuto che ci sia spazio in Italia per due eventi di questo tipo, con offerte e approcci diversi, ma non in contemporanea, perché questo inevitabilmente crea la contrapposizione.
Cosa caratterizza questa edizione del Festival firmata dal Sole 24 Ore rispetto alle precedenti?
Il Sole 24 Ore, con il nostro contributo per quanto riguarda il programma scientifico, ha deciso di offrire un programma molto ricco di eventi collaterali più "appetibili" e spettacoli, che possono richiamare l' interesse di nuovo pubblico e dei giovani. Del programma scientifico, di cui ci siamo occupati noi perché non siamo co-organizzatori, devo dire che siamo soddisfatti, perché ci sarà una presenza importante di Premi Nobel dell'economia e di altre personalità. Ci sembra dunque all'altezza della tradizione del Festival. Sarà il primo evento interamente in presenza e speriamo che ci sia una partecipazione all'altezza degli ospiti di prestigio. Chi ha lavorato all'organizzazione, dunque, ritengo che abbia fatto un buon lavoro.
Tito Boeri, che dopo i sedici anni a Trento ora organizza il Festival di Torino, nella presentazione della sua kermesse scrive che gli ingredienti sono «ricerca scientifica, divulgazione informale ma rigorosa, pluralismo delle idee, autonomia da condizionamenti politici ed economici». È evidente la volontà di rimarcare che i «condizionamenti politici ed economici» sono altrove. Il Festival di Trento è condizionato?
A me non pare, anche vedendo il programma, lo ritengo un programma pluralista così come quello di Torino. Noi abbiamo una serie di interventi che dimostrano varietà di idee e di pensiero. Non mi sembra dunque che si possa additare questo come elemento di differenziazione. Per quanto riguarda poi il condizionamento economico, ricordo che a Trento ci sono degli sponsor, ma anche a Torino ci sono. E questo ha determinato anche le date del Festival. Questo non vuol dire non essere liberi di fare un programma scientifico. Dai colleghi della nostra università che fanno parte del comitato scientifico ho sempre avuto la garanzia che non è mai arrivato alcun condizionamento o suggerimento riguardo alle scelte che potesse limitare la libertà. Sono sicuro che il Festival di Torino è libero, ma mi sento di dire che il Festival di Trento si è mosso in piena libertà, non diversa da quella garantita negli anni precedenti.
Il cambiamento degli organizzatori deciso dalla Provincia è stato subìto dall'Università di Trento, che solo in un secondo tempo è entrata a far parte del comitato scientifico, mentre fino all'anno scorso era co-organizzatrice del Festival. Tornerete ad esserlo dal 2023 oppure no?
Noi prima volevamo capire come sarebbe andata questa edizione, ovvero se ci sarebbe stato un livello scientifico adeguato e la libertà d'azione a cui eravamo abituati. L'accordo della Provincia con il Sole 24 Ore è triennale e quindi prevede che si prosegue per altre due edizioni. Essere co-organizzatori o fare parte del comitato scientifico per noi non fa grande differenza, se non si viene coinvolti sul programma di contorno. E forse va bene così perché per invitare Mahmood forse è più bravo il Sole 24 Ore.
Sul pubblico che aspettative avete?
Io sono abbastanza ottimista, anche se vanno considerati gli effetti della pandemia, che ancora ci sono sulla partecipazione, e del cambio degli organizzatori. Andranno valutati. Io mi auguro che i due Festival possano trovare il loro spazio e anche elementi di collaborazione, ma forse tutti dobbiamo assumere dei toni più pagati. Accusare qualcuno di essere meno libero o indipendente non aiuta. Speriamo.Quest'anno gli appuntamenti sono tantissimi: ma molti hanno protagonisti molto locali e non di livello internazionale.
Le sembra utile?
Il Sole ha voluto dare risalto alla realtà locale come elemento aggiuntivo non a discapito degli appuntamenti di alto livello. È vero però che il programma è molto denso, vedremo poi se sarà stata una scelta azzeccata.