Niente acqua trentina per l'agricoltura veneta, Curcio nega lo stato di emergenza, Tonina soddisfatto: «si facciano i loro bacini»
Lungo pressing del governatore Zaia, che chiedeva di svuotare le dighe, ma il capo della Protezione Civile gli risponde che è solo «livello di media severità»
TRENTO. Il Trentino ha resistito al pressing di Luca Zaia, governatore del Veneto, che chiedeva rilasci eccezionali di acqua accumulata nei bacini trentini e altoatesini per fare fronte all'emergenza idrica. E ora il capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, con una lettera inviata alla Regione Veneto in cui dice no alla richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per carenza idrica, di fatto dà ragione alla prudenza che era stata espressa dal vicepresidente della Provincia, Mario Tonina, con il suo ripetuto e motivato diniego alle pretese venete.
Lunedì scorso, infatti, Curcio ha risposto al Veneto, che già il 21 aprile scorso aveva inviato la richiesta, che dopo l'istruttoria effettuata «il dipartimento ritiene che «lo scenario di criticità idrica rappresentato non sia tale da giustificare l'adozione di misure che trascendono le capacità operative e finanziarie degli enti competenti in via ordinaria».
Curcio sottolinea che: «Lo scenario descritto in sede di Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico delle Alpi orientali nelle sedute del 13 aprile e del 5 maggio scorsi, è in accordo con un livello medio di severità idrica e quindi non può essere oggetto di valutazione ai fini della dichiarazione dello stato di emergenza». Il vicepresidente della Provincia e assessore all'ambiente,
Mario Tonina si sente ora sollevato e confortato dalla risposta della Protezione civile al Veneto, che legge come una conferma del fatto di aver fatto bene a non cedere alle richieste. «Questa lettera avalla quello che io ho sempre detto - commenta Tonina - Veneto e Lombardia invece di limitarsi a chiedere soccorso nei momento di particolare carenza idrica dovrebbero cominciare a fare investimenti, magari attraverso le risorse del Pnrr, come abbiamo fatto noi, per i bacini di accumulo, gli impianti a goccia e altri interventi».