La radiografia del Trentino economico da Bankitalia: la pandemia ha fatto danni, modesta ripresa, perdita del 3,2 del Pil reale
Presentato il rapporto sul 2021: imprese, famiglie, consumi ed enti, con l’incignita delle prospettive fra guerra e aumento generalizzato dei costi dell’energia
TRENTO. - Nel corso del 2021 l'attività economica nelle province autonome di Trento e di Bolzano ha segnato un rilevante recupero, ma il Pil reale è risultato ancora inferiore ai livelli del 2019 per il 3,2% in Trentino e al 4,3% in Alto Adige: ha inciso soprattutto il mancato recupero dei flussi turistici precedenti la pandemia, in particolare di quelli internazionali.
Lo certifica il rapporto "L'economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano" pubblicato da Banca d'Italia. Lo scorso anno, infatti, il settore turistico ha risentito ancora in misura rilevante dell'impatto della mancata apertura degli impianti di risalita nella stagione invernale: il calo delle presenze è stato pari al 34,1 per cento in Trentino e al 28,3 per cento in Alto Adige rispetto alla media del triennio 2017-19.
A livello settoriale, l'impatto è stato maggiore sul valore aggiunto dei servizi di alloggio e ristorazione (-15 per cento in Trentino, -20 per cento in Alto Adige) e delle attività artistiche e di intrattenimento (-8 e -12), direttamente interessati dalle misure di contenimento. I cali sono stati consistenti anche per l'industria agro-alimentare e i servizi commerciali e di trasporto. Le stime suggeriscono che la completa ripresa dei flussi turistici (sia nazionali sia internazionali) attesa per quest'anno sarebbe sufficiente a permettere un ritorno del Pil sui valori precedenti la crisi sanitaria.
Le imprese industriali.
La ripresa del Pil regionale dello scorso anno si è estesa a tutti i settori a esclusione del comparto turistico. Le imprese industriali hanno recuperato i livelli di attività del 2019, certifica il rapporto pubblicato da Banca d'Italia. In entrambe le province la crescita è stata più intensa per le aziende con almeno 10 addetti, più aperte ai mercati esteri.
Le prospettive per l'anno in corso sono però influenzate dal recente rincaro dei beni energetici e di quelli importati, che già nel 2021 aveva determinato un rilevante incremento dei costi complessivi. Secondo l'indagine sulle imprese della Banca d'Italia ("Invind"), i problemi di approvvigionamento proseguirebbero per tutto il 2022 anche se la struttura economica delle province autonome - meno orientata alle produzioni a elevata intensità energetica, soprattutto in Alto Adige, e caratterizzata da condizioni finanziarie più equilibrate di famiglie e imprese - appare in questa fase più resiliente della media nazionale allo shock energetico in atto.
Il valore delle esportazioni si è riportato su livelli ampiamente superiori a quelli precedenti la crisi pandemica. L'ampia crescita (26,2 per cento in Trentino e 16,4 per cento in Alto Adige, rispetto al 2020) è stata in parte sostenuta dagli aumenti dei prezzi di vendita; al netto della variazione dei prezzi, l'espansione è stata comunque consistente (22,5 e 12,7 per cento, rispettivamente). Nei primi tre mesi del 2022 l'export in valore è cresciuto su ritmi di poco inferiori a quelli del 2021 (23,0 e 12,7 per cento, rispetto al primo trimestre 2021)
Riprende la spesa degli enti territoriali.
Nel 2021 la spesa degli enti territoriali, valutata al netto delle partite finanziarie, è tornata a crescere (del 4,6 per cento in Trentino e del 9,1 in Alto Adige, rispettivamente a 9.162 e 11.965 euro pro capite; 4,2 per cento e 5.342 euro i valori medi delle RSS). Lo certifica il rapporto.
La spesa corrente è aumentata, sospinta dai maggiori costi del comparto sanitario, dai trasferimenti a famiglie e imprese per contrastare gli effetti della crisi pandemica e dal ripristino di alcuni servizi pubblici che nel 2020 erano stati parzialmente o totalmente sospesi a causa del lockdown. La spesa in conto capitale - in forte aumento nella media nazionale - è calata in Trentino a causa dei minori trasferimenti agli operatori economici privati ed è lievemente aumentata in Alto Adige grazie ai maggiori contributi agli investimenti erogati dalla Provincia a favore degli altri enti locali. Le entrate degli enti territoriali - si legge nel rapporto - hanno beneficiato della rilevante ripresa dell'attività economica, nonché dei trasferimenti statali volti a limitare gli impatti negativi della pandemia. Gli incassi correnti sono stati pari a 4.949 milioni di euro per la Provincia di Trento e a 5.712 per quella di Bolzano (rispettivamente 9.123 e 10.637 euro in termini pro capite), in aumento del 5,3 e del 2,5 per cento rispetto al 2020 (nella media delle RSS sono stati pari a 4.772 euro pro capite).
Aumento dei prestiti alle famiglie
Dopo il rallentamento del 2020, i prestiti alle famiglie consumatrici trentine e altoatesine sono aumentati in misura marcata (rispettivamente del 6,2 e del 6,5 per cento sui dodici mesi) favoriti da condizioni di offerta ancora distese.
L'aumento delle transazioni sul mercato immobiliare si è riflesso nella forte e perdurante espansione dei mutui per l'acquisto delle abitazioni (principale forma di indebitamento delle famiglie), cresciuti a fine 2021 del 5,9 per cento in Trentino e dell'8,0 per cento in Alto Adige, soprattutto nella componente a tasso fisso. Nel corso del 2021 - prosegue Bankitalia - il ricorso da parte delle famiglie alle moratorie si è, invece, notevolmente ridimensionato (pari per numero e importo a circa il 10 per cento di quelle registrate nel 2020). I prestiti destinati al finanziamento dei consumi hanno accelerato in provincia di Trento (all'8,0 per cento) e sono cresciuti in linea con il 2020 in quella di Bolzano (al 2,2 per cento). Sulla base di indicazioni preliminari, in entrambe le province la crescita del credito al consumo e dei mutui è proseguita anche nel primo trimestre del 2022.