Alla fine daremo l'acqua anche alla Lombardia (ma «condizionata» per tutelare Dolomiti Energia)
Tonina dà il via libera: 5 milioni di metri cubi, dal lago di Idro, da Malga Boazzo e Malga Bissina. Però il Trentino chiede una clasuola: «Poi non venite a chiederci i danni per la mancata produzione di energia»
POLEMICA Acqua dal Trentino alla Lombardia
TRENTO. «Alla fine l’acqua la daremo, noi siamo solidali, facciamo la nostra parte. Ma adesso la facciano anche gli altri, invece di limitarsi a chiedere acqua quando hanno la necessità». Il vicepresidente nonché assessore all’ambiente Mario Tonina chiude la querelle sull’acqua con Veneto, l’Emilia e Lombardia. E lo fa il giorno in cui ha scritto formalmente ai colleghi della pianura, per annunciare il percorso verso il rilascio, che non è senza condizioni. Perché la Provincia vuole tutelare la società di sistema, Dolomiti Energia, e quindi chiede un impegno scritto di Terna affinché non si applichino penali, quando e se dovesse mancare l’acqua della riserva nazionale per produrre energia.
Ma nel momento in cui dice il suo sì, per quanto condizionato, Tonina si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe. La questione è nota. Il Po è in agonia, la Lombardia chiede acqua da tempo, attraverso il lago d’Idro, con lo svuotamento dei bacini di Malga Bissina e Malga Boazzo.
Dall’altra, a invocare rilasci è il Veneto. Con quest’ultimo si è raggiunta un’intesa, per maggiori rilasci nei fine settimana. Restava aperto il problema più grosso: il lago d’Idro. La Lombardia chiedeva 5 milioni di metri cubi dei bacini del Chiese, equivalenti più o meno a metà dell’attuale portata. Una richiesta iniziata settimane fa - è di aprile l’inizio dell’emergenza idrica in Padania, di maggio l’abbassamento preoccupante del Po, con il fenomeno del cuneo salino che risale fino anche a 20 chilometri - davanti alla quale finora il Trentino è riuscito a mettere una barriera.
Ora, anche senza la dichiarazione di emergenza nazionale, è cambiato l’approccio, ma a precise condizioni. È stato il vicepresidente Tonina, ieri, a spiegarlo: «Qualcuno nei mesi scorsi ha imputato al sottoscritto e a questa giunta la colpa di non voler cedere l’acqua. Certo, se avessimo ceduto ad aprile, ora saremmo in una situazione difficile. Adesso, davanti all’ulteriore richiesta della Lombardia, per altri 5 milioni di metri cubi, dopo i 30 milioni e i 15 dal fiume Chiese, abbiamo verificato con Terna. Perché in quel bacino è previsto ci siano 10 milioni di metri cubi d’acqua di riserva di potenza del sistema elettrico nazionale. Ciò significa che non possiamo disporre di quell’acqua a piacimento».
Ma Terna - la notizia è di giovedì - ha dato il via libera. Da qui l’annuncio: «Oggi abbiamo inviato una lettera a Regione Lombardia, Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e al ministero della Transizione ecologica». E per dire che? Per dire che sì, l’acqua sarà rilasciata, ma a determinate condizioni. Perché Terna mentre dà il via libera ai rilasci, chiede che rimangano almeno 5 milioni di metri cubi negli invasi dell’Alto Chiese, per eventuali emergenze alla rete elettrica nazionale. Perché in questo disgraziato 2022, si va da un’emergenza all’altra, e non si sa mai, con una guerra anche energetica in corso, cosa possa accadere. E l’assessore Tonina non vuole che schiacciato tra queste due emergenze sia il Trentino e in particolare Dolomiti Energia, che rischia la penale, in caso di assenza d’acqua se richiesta dall’autorità nazionale.
Resta tuttavia il tema di prospettiva. E su questo Tonina invita al risparmio i Comuni, posto che sta per aprirsi l’alta stagione turistica. Ma soprattutto striglia la pianura: «Serve una strategia per i prossimi anni. L’ho detto al collega lombardo, è necessario che facciano investimenti, per cambiare il sistema d’irrigazione e perché realizzino bacini d’accumulo. Il Trentino attraverso una serie di atti politici e investimenti, sta andando nella direzione della sostenibilità. Lo facciano anche gli altri, invece che limitarsi a chiedere quando c’è la necessità».