Provincia, l'anno prossimo quasi mezzo miliardo di euro in meno: arrivano i tagli
Piazza Dante dovrà far quadrare i conti facendo fronte a un pesante calo delle risorse disponibili: la causa sono le minori entrate e la fine dei gettiti arretrati provenienti da Roma
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TRENTO. La dinamica delle entrate nei prossimi tre anni per la Provincia di Trento non è positiva e segna una pesante riduzione delle risorse disponibili, rispetto al 2022, di circa 490 milioni di euro dal 2023 e così negli anni seguenti (pur considerando anche un avanzo di amministrazione che mediamente da un anno all'altro è intorno ai 300 milioni di euro).È quanto emerge dai dati del Documento di economia e finanza (Defp) 2023-2025 della Provincia, che fotografa il quadro macroeconomico in cui si inserisce la manovra di assestamento considerate le previsioni in calo del Pil nei prossimi anni, rispetto al 2022, l'assenza di trasferimenti straordinari da parte dello Stato per gettiti arretrati, di cui si è potuto beneficiare quest'anno, e il contestuale aumento degli accantonamenti per le manovre statali: uno scenario che porterà nei prossimi tre anni a un taglio importante delle risorse disponibili.
Le linee di impostazione del Def provinciale sono state presentate nei giorni scorsi dal presidente della Provincia, Maurizio Fugatti e dal direttore generale Paolo Nicoletti, con la manovra di assestamento.
Come appare evidente dalla tabella a fianco quest'anno le risorse disponibili nel bilancio della Provincia sono 5.159 milioni, che comprendono anche l'avanzo di amministrazione sul 2021 di 382,5 milioni di euro. L'anno prossimo, invece ci si fermerà a 4.369,2 milioni.
A pesare negativamente nel 2023 non è solo un calo previsto delle entrate ordinarie legate a una riduzione del gettito, ma l'assenza dei 310 milioni di gettiti arretrati che sono arrivati da Roma quest'anno, se ne attendono solo 20 milioni e anche un aumento degli accantonamenti dovuti per le manovre dello Stato, che passano da 137,3 milioni a 180,9 milioni, sono confermate, invece, le restituzioni della quota di riserve all'erario applicate dal 2014 al 2018.
Lo stesso vale per il 2024 e per il 2025. Il direttore generale della Provincia, Paolo Nicoletti, ha spiegato ai sindaci del Consiglio delle autonomie, che ciò che preoccupa sono le aspettative per il Pil nel 2022 e nel 2023 che sono condizionate dalla guerra in Ucraina, che vanno dalle ipotesi migliori nelle quali l'economia incrementa tra il 2 e il 3% a quelle più severe, nel caso la guerra si prolungasse nel 2023, con variazioni negative (-0,5%), secondo gli scenari ipotizzati da Bankitalia. E siccome il bilancio della Provincia dipende direttaente dalle imposte pagate sul territorio trentino, il gettito previsto è fortemente legato alle previsioni sulla crescita.L'obiettivo dichiarato dai vertici provinciali con la manovra di assestamento, approvata dalla giunta provinciale e che arriverà in consiglio provinciale a fine luglio, è dunque quello di contribuire «a rafforzare la dinamica del Pil provinciale attraverso il sostegno di interventi per lo sviluppo del sistema produttivo e con interventi sul patrimonio pubblico provinciale».
A questo si aggiunge l'incremento della spesa corrente della pubblica amministrazione «determinato dagli arretrati ai dipendenti che contribuiranno alla crescita dei consumi delle famiglie» «L'impatto in termini di maggiorazione del Pil generato dalle misure e dalle risorse messe in campo dalla Provincia - ha detto il direttore Nicoletti - (finanziaria approvata a fine 2021 che sviluppa i suoi effetti sul 2022 e assestamento di bilancio 2022), si stima che nel 2022 sia di uno 0,5% in più rispetto a quanto previsto senza il loro apporto».
Secondo l'elaborazione del Dipartimento affari finanziari della Provincia, dunque, a fronte di uno scenario del Pil programmatico al 3,4 nel 2022 in Trentino si prevede, per gli effetti delle misure provinciali, invece un 3,9, che diventa il 4,1 se oltre agli effetti delle misure provinciali si aggiungono gli effetti di quelle finanziate dai gettiti arretrati. Con i gettiti arretrati (330 milioni), infatti, si stima che il Pil nel 2022 possa aumentare di altri 2 decimi di punto percentuale.