Governo Draghi in bilico, i Cinque stelle non voteranno la fiducia sul decreto Aiuti
Conte conferma che oggi, 14 luglio, il gruppo M5S uscirà dall'aula perché non condivide alcuni punti delle norme, il Pd chiede una verifica di maggioranza. Fi e Lega caute ma pronte al voto, Meloni chiede che si torni alle urne. Ma la prossima settimana, dopo essere salito sul Colle, Draghi potrebbe ripresentarsi in Parlamento per una nuova verifica sui numeri e ottenere la fiducia anche dal movimento cinque stelle: tutti gli scenari sono aperti
ROMA. I 5 stelle oggi, 14 luglio, non voteranno la fiducia al decreto Aiuti di cui contestano in particolare l'inserimento di norme sull'inceneritore di Roma.
Al Senato i pentastellati usciranno dall'aula: lo ha annunciato il leader Giuseppe Conte aprendo l'assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati al termine di una giornata convulsa e contraddittoria.
Il governo è ora ad un passo dalla crisi. "Oggi ho avuto un colloquio con il premier Draghi - ha detto Conte - e devo registrare una disponibilità a venirci incontro su tutti i punti. Però è evidente che la fase che stiamo affrontando non può accontentarsi di impegni, occorrono concrete misure".
La Lega preme per le elezioni: "Non ci auguriamo la crisi, ma così non si può andare avanti". Il leader del Pd Letta avverte: "Se il governo cade, si vota e vincerà chi ora è capace di dare risposte al Paese".
Nei democratici tuttavia sono forte le pressioni per una composizione, il ministro del lavoro Orlando ha chiesto maggiore comprensione per alcuni dissensi dei cinquestelle e meno attacchia misure loro care, contro la povertà, come il reddito di cittadinanza.
Anche l'ex M5S Luigi Di Maio, ministro degli esteri, chiede una verifica di maggioranza.
Tajani con Draghi: "Per Fi non esiste altro premier". Di nuovo durissimo con il M5S Matteo Renzi (Italia Viva): "Se vogliono lasciar eil governo, lo facciano, se ne vadano".
Dall'opposizione Meloni ripete il suo "Tutti a casa e elezioni subito".
Molto probabile che oggi il premier Draghi salga al Quirinale, dopo il voto al Senato. A quel punto Sergio Mattarella potrebbe anche rinviare il capo del governo in Parlamento, per una nuova verifica sulla fiducia e a quel punto il movimento cinque stelle, la prossima settimana, potrebbe invece rinnovare la fiducia all'esecutivo, in un nuovo passaggio in aula con un voto di verifica sui numeri.
"Con le medesime lineari, coerenti motivazioni" di quanto fatto alla Camera, al Senato "non parteciperemo al voto", ha annunciato il leader del M5s Giuseppe Conte all'assemblea dei parlamentari del movimento Cinquestelle.
"Draghi - ha detto Conte - ha annunciato un corposo decreto a fine luglio, questo è uno snodo politico importante, ammette indirettamente quello che il M5s diceva da tempo, che gli aiuti stanziati non sono sufficienti. Sono una soluzione tampone.
Da oggi famiglie e imprese potranno sperare in un corposo aiuto a fine mese, e questo lo si deve al Movimento 5 stelle".
Immediata la replica della Lega: "Se i 5Stelle escono dall'Aula, la maggioranza non c'è più: basta con litigi, minacce e ritardi, parola agli italiani". Così fonti del Carroccio.
Telefonata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per commentare la situazione politica e ribadire "piena sintonia". Così riferisce una nota della Lega, aggiungendo che i due leader si risentiranno. "A maggior ragione in questa fase delicata, il centrodestra di governo prenderà decisioni comuni".
La Lega non ha cercato né voluto alcuna crisi e assiste con viva preoccupazione a quanto sta accadendo nel campo della sinistra. Lo affermano fonti del partito, spiegando che Matteo Salvini farà il punto della situazione con i vertici della Lega (capigruppo, ministri, governatori). L'Italia, aggiungono le stesse fonti, non può permettersi un assurdo, logorante e infinito tira e molla sulla pelle dei cittadini mentre gli stipendi non aumentano, l'inflazione e le bollette salgono e alcuni provvedimenti (dalla pace fiscale all'autonomia) sono fermi.
Non si è fatta attendere neanche la replica di Fratelli d'Italia. "Guerra, pandemia, inflazione, povertà crescente, caro bollette, aumento del costo delle materie prime, rischi sull'approvvigionamento energetico, crisi alimentare. E il governo 'dei migliori' è immobile, alle prese con i giochi di palazzo di questo o quel partito. Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito!",crive su Facebook la leader Giorgia Meloni.
"Non votare la fiducia al governo è un fatto grave, è doverosa una verifica di maggioranza. Una crisi di governo nel bel mezzo di una guerra è un chiaro atto di irresponsabilità, così si condanna il Paese al baratro", afferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Il presidente del Consiglio lo ha fatto capire con chiarezza nella conferenza stampa tenuta dopo l'incontro con i sindacati: l'attuale governo senza i 5 stelle non può andare avanti, a un governo Draghi non può succedere un Draghi bis.
Un modo semplice e netto per dire che la fiducia di tutte le componenti della maggioranza su qualsiasi provvedimento rappresenta una condizione necessaria per far continuare l'azione del suo esecutivo. Questo viene tradotto in ambienti di governo come una precisa linea: qualora i 5 stelle dovessero non votare la fiducia al decreto aiuti al Senato, il premier non potrebbe far altro che tirare le sue conclusioni terminando l'azione di governo, dimettendosi.
Il boccino è in mano a Conte ed ai 5 stelle, si spiega sempre in ambienti di governo che ribadiscono la totale sintonia con il Quirinale sulla linea da tenere. Una linea che punta ad evitare logoramenti in corso d'opera e un rischioso spirito d'emulazione che sarebbe inaccettabile in vista di importanti scadenze come la sessione di bilancio autunnale. L'esecutivo va avanti con il suo programma e valuterà se si potranno prendere delle iniziative ulteriori su nuove proposte dei partiti.