Cinghiali, boom degli abbattimenti in Trentino: 324 nei primi quattro mesi del 2022
Le Regioni hanno fatto ieri il punto della situazione sull’emergenza dei cinghiali in Italia. Sempre più consistenti i danni che provocano e c’è l’allarme peste suina. Zanotelli: ottima collaborazione tra Provincia e cacciatori”
MALATTIA Peste suina, il piano di prevenzione
TRENTO. Boom degli abbattimenti dei cinghiali in Trentino. Se nel 2021 furono in tutto il Trentino 960, solo nei primi 4 mesi del 2022 essi sono stati 324 a fronte dei 132 dello stesso periodo del 2021, che corrisponde a un incremento del 59 per cento. “Questo - scrive la Provincia dimostra l'efficacia delle misure approvate dalla Giunta provinciale e dell'impegno dell'Associazione cacciatori trentini e dei cacciatori controllori nel metterle in atto”.
Il dato è uscito ieri, giovedì 14 luglio, durante una conferenza stampa convocata dalla Commissione politiche agricole alla quale ha partecipato l'assessora Giulia Zanotelli assieme ai propri colleghi delle altre regioni (in presenza e in videocollegamento), con la quale la Commissione ha voluto portare nuovamente all'attenzione dell'opinione pubblica l'emergenza legata alla diffusione del cinghiale su tutto il territorio nazionale.
Nel corso della conferenza stampa si è lanciato un allarme con riferimento a quattro principali ambiti legati alla presenza del cinghiale: la devastazione dei terreni che sta compromettendo diversi raccolti con danni economici rilevantissimi per l’agricoltura del nostro Paese, la prevenzione rispetto al diffondersi della peste suina africana, la sicurezza dei cittadini, minacciata sempre più dalla presenza dei cinghiali anche nei centri abitati o nei luoghi turistici e dalla frequenza di incidenti stradali, spesso anche gravi, la problematica legata al decoro urbano che subisce un danno evidente di immagine, collegato alla presenza di branchi, con ricadute negative sul turismo.
Gli assessori regionali e provinciali hanno pertanto voluto unitariamente sollecitare il Governo affinché vengano finalmente portate a compimento quelle modifiche alla normativa di settore che le regioni - in particolare quelle a statuto ordinario - chiedono da anni e che consentirebbero di poter utilizzare leve importanti per contenere il fenomeno entro limiti accettabili, anche con azioni temporanee.