Vendemmia "veloce" e anticipata. Le Cantine Ferrari: “Se non piove o non rinfresca, si deve partire l’8 agosto”
Stress idrico e temperature fuori norma: l'uva rischia di "cuocersi" sulle vigne, occorre anticipare la raccolta a date mai viste prima
TRENTO. Quando cambia il clima, e su questo ormai non ci sono dubbi, cambia anche la vegetazione. Lo sanno bene gli scienziati dalle cui ricerche emerge che le specie "corrono" verso l'alto un metro all'anno (a fine 2021 i botanici del Museo civico di Rovereto hanno trovato le orchidee sulla Lobbia Alta), lo sanno gli agricoltori che sperimentano, con un certo successo, gli uliveti in Alto Adige e nuovi vigneti in Germania.
La tendenza è confermata anche dalla vendemmia 2022, mai così "precoce": sabato è stata diramata da Fem l'allerta ad interrompere i trattamenti in attesa del via libero alla vendemmia a metà agosto per buona parte dei terroir, ma che potrebbe essere ulteriormente anticipata per alcune coltivazioni. Per ora la qualità è buona e, grazie ad una gestione oculata dell'acqua, non ci sono particolari situazioni di emergenza.
Lo stress idrico.
«In Trentino possiamo dirci in qualche modo fortunati - precisa Roberto Zeni dell'Azienda Zeni di Grumo - perché le nostre viti non stanno soffrendo troppo per la siccità. Ma questo dipende anche dal fatto che da oltre 40 anni abbiamo attivato l'irrigazione a goccia. Anzi, possiamo dire di essere stati i primi, ancora quando la cosa era vista come una scelta un po' controcorrente. Per l'irrigazione a goccia serve una potenza di pompaggio molto bassa e anche questo è un risparmio. Di contro, l'irrigazione a pioggia o, peggio a scorrimento come si usava in Rotaliana, fa sprecare molta acqua e dilava il terreno». «Abbiamo deciso di puntare - spiega Filippo Scienza dell'Azienda vinicola Vallarom a Masi di Avio - sull'irrigazione "di soccorso" così da rendere la vite più forte e autonoma nel cercarsi l'acqua».
Le basi dello spumante.
Non si può parlare di vino in Trentino senza pensare alle eccellenze della famiglia Lunelli. «Siamo sicuramente in anticipo» spiega Luca Pedron, direttore dell'ufficio tecnico e vinicolo delle Cantine Ferrari. E prosegue: «Se continua così, con molto caldo e scarsa piovosità, l'uva matura più velocemente, si brucia l'acido malico, lo zucchero si concentra e cala l'acidità: per questo ci stiamo preparando a iniziare la vendemmia ancora prima, attorno all'8 di agosto».
«Un'altra difficoltà riguarda il fatto che tutta l'uva di bassa e media collina potrebbe maturare nello stesso momento: per questo ci si dovrà organizzare per una vendemmia veloce, da completare in 20, 25 giorni, anziché 40, e questo potrebbe essere complicato. Essere professionali significa prepararsi per gestire la situazione più caotica; se poi invece a fine mese, inizio agosto, cala un po' la temperatura e c'è qualche pioggia, allora siamo molto contenti, così la maturazione è calmierata».
Coltivazioni in quota.
Da più parti viene segnalato che il riscaldamento climatico permetterebbe di sfruttare terreni ancora più in alto. «Quest'idea - riprende Zeni - deve essere soggetta a controlli forestali: il bosco è un polmone importante ed il fresco che garantisce non è certo quello di un campo coltivato. Togliere boschi per mettere vigne non è una buona idea per il nostro territorio». «Abbiamo vigneti fino a 750 metri di quota - spiega Pedron - ma salire ancora comporterebbe diverse difficoltà, dal reperimento di sorgenti alla parcellizzazione del terreno, al pericolo di gelate tardive».
Annata precoce.
I viticoltori sono d'accordo: l'inverno così mite ha fatto "partire" le vigne in anticipo, ed «una volta iniziata la ripresa vegetativa, non la si può più fermare». «Solo nel 2003 e nel 2007 si sono viste vendemmie così precoci», ricorda Pedron. Secondo Zeni, «le migliori annate sono le più tardive, perché così c'è più tempo per la maturazione». Di contro «le annate precoci che bruciano più velocemente l'acido malico, fanno perdere parte di profumi e sapori». Per Carmelo Grigoletti dell' azienda di Nomi, «il segreto sta nell'avere una vigna equilibrata, non troppo carica, così da puntare sulla qualità». «Ora però - ammette - la vigna soffre per il troppo caldo e la poca acqua, ed è molto difficile prevedere la maturazione».
In controtendenza.
Le cantine Dorigati di Mezzocorona fanno sapere che l'estate rovente è «molto positiva per i vigneti, soprattutto a bacca rossa come il Teroldego, perché la pianta produrrà acini più piccoli, con più buccia, e quindi più struttura e corpo».
Il ritorno dell'antico.
«Di sicuro è una stagione atipica - riprende Scienza - con un inverno anomalo, lunghi periodi senz'acqua e fasi di sviluppo accorciate. E questa sembra una tendenza anche per il futuro: per questo potremmo trovarci di fronte a prodotti diversi. Le piante si adattano ai cambiamenti climatici, e la chiave di volta per mantenere le caratteristiche del vino trentino, potrebbe essere quella di recuperare le varietà autoctone più antiche: un grado di acidità più alto potrebbe garantire, nelle nuove condizioni climatiche vini più eleganti e strutturati, con più complessità. Pensiamo al nosiola, ma anche a decine di altri. In fondo, i vignaioli sono i custodi del territorio».