Il Centro Recupero animali selvatici tolto alla Lipu: Coppola interroga, Zanotelli risponde
L’assessora ribadisce che è in corso una «riorganizzazione», ammette che l’altro Centro gestito dall’Associazione cacciatori è chiuso, ma da mesi non risponde alla richiesta di un incontro di persona con i volontari
TRENTO. Dal prossimo 1 gennaio 2023 il Centro Recupero Animali Selvatici a San Rocco di Villazzano, gestito con competenza e perizia dai volontari della Lipu, verrà passato al Servizio Fauna e Foreste della Provincia. Uno «sfratto» che tutte le associazioni protezionistiche del Trentino hanno stigmatizzato.
L’argomento è tornato alla ribalta la scorsa settimana, quando le sigle animaliste hanno denunciato il «silenzio totale» dell’assessorato: nessuna risposta alle richieste di incontro, nessuna indicazione operativa.
Per smuovere la giunta provinciale, la consigliera dei Verdi Europa Lucia Coppola ha depositato una interrogazione urgente. E oggi l’assessora Giulia Zanotelli ha risposto.
Se la consigliere chiedeva «Visto che il Centro recupero del Casteller gestito dall’Associazione Cacciatori Trentini non è più attivo, come si intende procedere a procedere pro futuro alla riabilitazione, alla cura, all'alimentazione e al reinserimento di animali selvatici in difficoltà recuperati, visto che il Casteller non corrisponde più a questa funzione?», l’assessora replica: «Il recupero e la cura di animali selvatici feriti o ammalati costituisce un compito istituzionale dell'amministrazione. Questo compito è stato gestito nel corso degli anni con varie modalità, anche appoggiandosi a soggetti esterni, ma senza che venisse mai meno la qualità della sua esecuzione. Alla fauna selvatica ferita o malata sono sempre state garantite le cure veterinarie e la custodia fino al momento in cui essa è stata recuperata e giudicata idonea a tornare alla vita selvatica. Attualmente l'amministrazione sta riorganizzando tutte le attività di recupero e cura della fauna con lo scopo di ottimizzare il servizio anche accentrandolo, per quanto possibile, presso l'area del Casteller di proprietà della Provincia e gestita dal Servizio Foreste, ove peraltro tale funzione viene già esercitata. Inoltre nel Centro di San Rocco, presso il Bosco della Città, continueranno ad essere custoditi, a scopo di riabilitazione e cura, gli uccelli e i piccoli mammiferi. Quindi se è vero che il Casteller gestito da ACT non è più attivo, non risponde al vero che l'amministrazione abbia posto tale importante attività in secondo piano, trascurandola e sottovalutandola, come è scritto nelle premesse dell'interrogazione, quasi venendo meno al suo compito di garantire la cura della fauna selvatica e il suo reinserimento in natura. È, anzi, vero il
contrario: il ripensamento dell'organizzazione delle attività di recupero e di cura della fauna selvatica è funzionale a garantire una gestione ottimale di un compito che appare sempre più rilevante».Coppola chiedeva «Se non si creda opportuno intervenire con risorse economiche e umane nel sostegno al Centro di Recupero di Cavedago che, a titolo di volontariato, ha sin qui svolto l'azione meritoria di ospitare animali selvatici feriti o malati oppure cuccioli da svezzare che avevano bisogno di vivere in un'area protetta come quella concessa dal Comune di Cavedago»
Per Zanotelli «Il recinto, che si trova accanto alla Stazione Forestale di Cavedago, è stato realizzato dal Servizio Foreste su un terreno dato in concessione dal Comune di Cavedago. E quindi suo compito mantenere ed utilizzare la struttura. Pertanto si può senz'altro garantire che esso provederà alla gestione di tale area nel modo migliore, per garantirne la funzionalità e l'utilizzo conforme alle finalità per cui l'ha realizzata. E peraltro paradossale l'invito a sostenere una struttura che è frutto dell'impegno del Servizio Foreste, presentandola come pura iniziativa di volontariato. Quando essa è stata creata, infatti, è stata gestita come attività istituzionale da parte del personale della Stazione stessa. E comunque, se successivamente un'attività di volontariato è stata prestata, ciò è perché la pubblica amministrazione ha creato le condizioni che l'hanno resa possibile».
Coppola chiedeva «Se non si ritenga che un Centro di Recupero con queste caratteristiche di grande attenzione,
competenza e rispetto per la fauna selvatica non possa costituire una ricchezza per la nostra Provincia, a partire dalla cura della biodiversità animale, anche in termini di comune sentire della popolazione trentina e di sensibilizzazione sul benessere animale, soprattutto per giovani e ragazzi che potrebbero intraprendere percorsi di formazione, lavorare su tesi universitarie e fare un'utile esperienza di volontariato».
Nel contesto descritto risulta superfluo sottolineare che il recinto di Cavedago costituisce un arricchimento ed un investimento per la comunità. Resta però ferma la scelta dell'amministrazione, già esposta sub 1), di organizzare le attività di recupero valorizzando il ruolo del Casteller e del centro di San Rocco, maggiormente idonei per ubicazione e dimensioni a costituire il riferimento principale dell'intera attività. In questa prospettiva il recinto di Cavedago, come altri recinti presenti sul territorio provinciale, continuerà a svolgere una funzione di supporto emergenziale, secondo le finalità per cui il Servizio Foreste lo ha realizzato».
Restano le domande: perché si è tolto il Centro Cras alla Lipu? Come si svolgerà la transizione? Quale modalità di accesso e intervento dei volontari? E soprattutto: perché l’assessora ha risiutato finora un incontro di persona con i volontari?