La Conzatti, il PD, Italia Viva, Calenda e il pasticcio di Sara Ferrari: l’accordo c’è, ma Futura non ci sta e la base è in rivolta
La senatrice eletta per Forza Italia, poi passata con Renzi, sarà candidata a Rovereto? I Dem presentano l’accordo, che prevede anche Pietro Patton su Trento e Michele Sartori in Valsugana, ma è alta tensione
TRENTO. Il Partito democratico del Trentino ieri mattina si è presentato alla riunione di coalizione proponendo un documento con l’accordo territoriale con Azione e Italia Viva per i tre collegi del Senato. L’intesa per l’«Alleanza democratica per l’autonomia» prevede il via libera alla controversa candidatura della senatrice uscente del partito di Renzi, Donatella Conzatti, sul collegio di Rovereto, poi Pietro Patton sul collegio senatoriale di Trento, mentre per quello della Valsugaga, si sta valutando il nome di Michele Sartori, ex sindaco di Levico, proposto dal Pd insieme a Pierino Caresia, che era stato contattato da Campobase ma che potrebbe non essere disponibile.
Si deciderà in un nuovo incontro di coalizione che dovrebbe tenersi oggi. Ma se la proposta di intesa con il terzo polo ha fatto rientrare Campobase, che ieri con Paolo Piccoli e Michael Rech ha confermato che il partito metterà anche il suo simbolo accanto a quello dei partiti nazionali della coalizione sul Senato, ha portato all’uscita di scena di Futura, che tramite Claudia Merighi e Federico Zappini ha comunicato che la loro assemblea ha detto no a questo accordo soprattutto per come ci si è arrivati.
«Non è un accordo politico - sostiene Merighi - ma solo un accordo elettorale. Noi i rappresentanti di Azione e Italia Viva non li abbiamo mai visti intorno al tavolo, perché ci era stato detto che era una questione quella delle Politiche da definire a livello nazionale. Un patto politico territoriale, che era quello che volevamo, si costruisce tutti insieme ponendo realmente le basi per un percorso per le elezioni provinciali. E non è una questione di nomi, per noi il problema non era Conzatti ma il metodo».
Morale, Futura non metterà il simbolo ma comunque sosterrà la coalizione di centrosinistra sia alla Camera che al Senato.
Nel documento presentato dal Pd e concordato il giorno precedente con Italia Viva e Azione, si precisa che i tre candidati se eletti si impegnano a fare parte del Gruppo per le autonomie al Senato e a rapportarsi con le forze della coalizione nel corso della legislatura.
La segretaria del Pd, Lucia Maestri, presente in delegazione con Giorgio Tonini e Roberto Pinter, ha spiegato però che per il suo partito era necessario un ulteriore passaggio in assemblea, per ottenere il via libera all’accordo. Per questo la coalizione si è aggiornata ad oggi per un nuovo incontro al quale invitare anche i rappresentanti di Italia Viva e di Azione.
Tra le altre forze della coalizione, Marco Boato per Europa Verde ha detto di criticare il metodo e non essere entusiasta della soluzione, ma ha condiviso l’accordo convinto che la coalizione non debba rompersi e cercare di vincere sul Senato. Lo stesso Boato ha invitato Futura a ripensarci e a mettere il suo simbolo.
Renata Attolini ha detto invece che Sinistra italiana subisce l’accordo, ma non ha detto no. C’è infine la condivisione di +Europa, che l’aveva sostenuto fin dall’inizio.
Ad alimentare nuove tensioni, però, ha contribuito ieri la questione del messaggio whatsapp della capolista del Pd, Sara Ferrari, che sollecitava Futura a dire no all’accordo per trovare una sponda e farlo naufragare in assemblea del Partito democratico.
La questione ha suscitato un polverone all’interno del Pd, dove c’è chi ha sostenuto persino che ora dovrebbe dimettersi da capogruppo provinciale e rinunciare alla candidatura alla Camera per indegnità, ma naturalmente non è stato gradito neppure dagli alleati, che ne erano venuti subito a conoscenza, visto che il messaggio - senza il volere dell’interessata - è arrivato ovunque.
È vero che per molti nel Pd, soprattutto in Vallagarina, è difficile accettare la candidatura di Conzatti, ma a questo punto il no all’accordo vuol dire la sfiducia alla segretaria Lucia Maestri. Molti contrari avrebbero optato per l’astensione proprio per evitare una crisi interna.
Ma Alessandro Olivi ha attaccato la segretaria per non averlo sostenuto abbastanza come candidato di coalizione, Ieri sul travaglio del centrosinistra è intervenuto anche Andrea Grosselli, segretario della Cgil del Trentino, per «dare credito alla possibilità di una coalizione larga e un programma che sappia valorizzare davvero le potestà di autogoverno del Trentino per favorire una crescita economica davvero sostenibile ambientalmente e socialmente della nostra terra».