Siccità, le piogge degli ultimi giorni hanno migliorato la situazione in provincia ma i bacini idroelettrici restano su livelli scarsi
Laura Boschini (Agenzia per le risorse idriche e l’energia) spiega che al momento si può tirare un respiro di sollievo, annuncia un accordo con il Veneto sul fronte del monitoragigo e prevenzione di nuove crisi e sottolinea le persistenti difficoltà per quanto riguarda la produzione di energia elettrica non è ancora ottimale
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TRENTO. Piove, ed è una buona notizia. Il livello nei fiumi si è alzato. Ma bastano le piogge di questi giorni a far uscire il Trentino dall’emergenza siccità che lo attanagliava ormai da mesi? La risposta, par di capire, come spesso accade è: dipende da cosa si intende per uscire dall’emergenza.
Se l’obiettivo è non avere sete adesso, allora sì, queste piogge dovrebbero bastare, anche se i bacini idrici restano a livello minimo. Ma se ci si chiede se abbiamo definitivamente archiviato l’emergenza, la risposta è proprio no. Perché tornerà, a meno di interventi strutturali. Da qui la richiesta, che il Trentino farà all’Osservatorio e all’autorità del distretto del fiume Adige la prossima settimana, di arrivare ad un accordo con il Veneto, per individuare misure preventive in grado prevenire la situazione vissuta quest’anno, ma anche protocolli condivisi per la gestione dell’emergenza.
La fotografia dell’esistente la fa Laura Boschini, dirigente dell’Agenzia provinciale per le risorse idriche e l’energia (Aprie). E parte dalle buone notizie: «L’ufficio dighe misura al ponte di San Lorenzo una portata di 178 metri cubi al secondo, ma nei giorni scorsi siamo arrivati anche a 200 mc. Per capire la differenza nei momenti peggiori siamo scesi a 100 mc. Quando era così, aggiungendo i prelievi per l’irrigazione in Veneto, si comprende come a Boara Pisani, o a Rovigo, non c’era abbastanza acqua per garantire la potabilità per gli abitanti. Adesso un po’ con il livello che si è alzato, un po’ con le necessità inferiori dell’irrigazione, il problema è per ora superato. Possiamo tirare un respiro di sollievo e la prossima riunione dell’Osservatorio speriamo si possa rivedere lo stato di criticità idrica elevato».
La portata dei fiumi ha avuto un certo beneficio dalle recenti piogge un po’ in tutta la provincia, anche se alcune criticità rimangono. Quel che non è risolto è il tema dei bacini idroelettrici: «Santa Giustina è a 510 metri, il minimo vitale - ricorda Boschini - questo significa che le centrali producono ma non in maniera ottimale, secondo le regole del mercato. Quest’estate le centrali hanno prodotto quando Terna ne aveva bisogno per un riequilibrio della rete, per evitare black out, ma in linea di massima, non si è potuto sfruttare gli invasi. Ma siamo riuscita a gestire la situazione, pur in un equilibrio al limite del minimo possibile tollerabile. Certo non è risolto il problema pro futuro».
Perché nessuno crede che questa sia stata l’ultima estate calda e più asciutta dell’auspicabile. Quindi sono ancora sul tavolo i due problemi principali, cioè tema del cuneo salino (la tendenza dell’acqua salata a risalire, in mancanza di una portata adeguata del fiume), che richiede investimenti alla foce per essere risolto e quello dei metodi di irrigazione usati nella pianura veneta, particolarmente dispendiosi dal punto di vista dell’utilizzo della risorsa idrica. Per evitare che si ripeta il teatrino di quest’inizio estate, però, la Provincia cerca di giocare d’anticipo: «Quel che verrà chiesto all’osservatorio della settimana prossima - anticipa Boschini - sarà di far diventare operativo il tavolo già istituito, che dovrebbe definire un accordo con il Veneto, per individuare misure preventive, per non trovarci più in una situazione analoga a quella di quest’anno. Dobbiamo metterci a lavorare non quando c’è l’emergenza, perché allora diventa una questione di protezione civile, ma prima, per evitare che si arrivi all’emergenza».
Il primo passo è quello della condivisione dei dati. Mettendosi anche d’accordo sul come raccoglierli, perché ad oggi Trento e Bolzano li raccolgono, ma altre regioni no, o non con la medesima metodologia e trasparenza. E poi serve un piano di interventi, soprattutto sull’irrigazione. Si vuole evitare, insomma, che si torni a battere cassa ai bacini idroelettrici trentini: «Sì perché la produzione idroelettrica è una produzione di energia sostenibile che va difesa - conclude Boschini - senza contare che non è una questione di guadagno, è il fatto che alcuni bacini, su tutti malga Bissina e Boazzo sono tenuti all’obbligo di riserva strategica, non sono nemmeno nella nostra disponibilità, perché sono chiamati a dare il loro contributo al bilanciamento della rete».