La carica dei 65 mila aspiranti dottori, oggi al via i test d'ingresso a Medicina. Udu: abolire il numero chiuso
La programmazione nazionale prevede 15.876 posti disponibili, dunque solo un candidato su 4 potrà avviare il percorso di studi (anche a Trento), malgrado la crescente emergenza nella sanità dovuta alla mancanza di personale. La protesta dell'Unione degli studenti contro la barriera all'accesso: oggi, 6 settembre, manifestazioni per dire stop ai test d'ingresso
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ROMA. Sono 65.378 gli aspiranti dottori attesi oggi dal test d'accesso a Medicina e Chirurgia.
Si contenderanno i 15.876 posti disponibili, pochi a fronte delle esigenze di un sistema sanitario nazionale che da ani fa i conti drammaticamente con la carenza di medici (e pure di infermieri).
Uno su quattro ce la farà, dunque, e fra le sedi possibili c'è naturalmente anche la Scuola di medicina inaugurata un paio di anni fa all'ateneo di Trento.
I candidati alla selezione per l'accesso a numero programmato su base nazionale dovranno rispondere a 60 quesiti a risposta multipla (5 le opzioni di risposta previste). Il tempo a disposizione è di 100 minuti. Il punteggio massimo previsto per la valutazione delle prove è di 90 punti.
Quest'anno il numero di quesiti per ciascuna materia è stato rimodulato.
La nuova ripartizione prevede il 15% del test per quiz di ragionamento logico, ragionamento numerico e humanities.
La restante percentuale del test è attribuita alle materie disciplinari (biologia, chimica, fisica e matematica).
Nello specifico sono previsti 4 quesiti di competenze di lettura e conoscenze acquisite negli studi; 5 quesiti di ragionamento logico e problemi; 23 quesiti di biologia, 15 quesiti di chimica e 13 quesiti di fisica e matematica.
Non mancano le polemiche. L'Udu - l'Unione degli universitari - alle 12 sarà alla Sapienza di Roma per manifestare contro i test.
“Come Unione degli universitari - scrive Udu - infatti abbiamo sempre lottato, fin dalla nostra nascita, per l’abbattimento dei numeri chiusi nazionali e locali all’interno degli atenei italiani verso un’idea di università pubblica, aperta ed accessibile a tutti e tutte.
Nella nostra idea, però, non va abbandonato il mantenimento della qualità nei percorsi didattici: per riuscire ad abbattere i numeri chiusi e programmati sono infatti necessari degli investimenti strutturali di lungo periodo.
Nei programmi politici verso le politiche vediamo una grande assenza di proposte reali e strutturali per il mondo universitario: è necessario ripensare il nostro modello di università partendo da un piano di investimenti volto ad aumentare il personale docente, le aule ed i laboratori.
Solo attraverso degli investimenti strutturali nei nostri atenei possiamo aspirare da qui ai prossimi anni di abbattere progressivamente il numero chiuso e di muoverci così verso un sistema universitario realmente aperto".