La truffa a Lollo Bernardi: condanna per il mediatore veneto che gli ha fatto sparire 130 mila euro
Il campione di pallavolo gli aveva affidato la somma, con la promessa di avere in poche settimane un rendimento del 27%. Invece i soldi sono spariti e gli assegni depositati a garanzia dal trevigiano erano risultati scoperti
TRENTO. Gli interessi annunciati erano così alti che le alternative erano due: o chi proponeva l'affare era una mago del mondo degli affari con solida agganci a livello internazionale e voleva condividere con altri un sacco di soldi o si trattava di una truffa. E, purtroppo, la risposta giusta era la seconda.
Purtroppo per Lorenzo Bernardi, il trentino che nel 2001 è stato eletto dalla federazione internazionale di pallavolo "miglior giocatore del ventesimo secolo" che per l'investimento aveva messo sul tavolo 130mila euro mentre un'amica di famiglia ne aveva "puntati" 250mila. E che si trattasse di una truffa lo ha certificato - per quanto riguarda almeno il primo grado - una sentenza del tribunale di Treviso. Con la giudice Carlotta Brusegan che ha condannato il 64enne trevigiano Daniele Grespan a un anno e nove mesi, pena sospesa, un mese meno rispetto alla richiesta della pubblica accusa.
Il veneto dovrà anche mettere mano al portafoglio: prevista una provvisionale di 300mila euro. 100mila a favore di Bernardi, 200mila per la donna che aveva partecipato all'investimento.
«Soddisfatto della sentenza? Sì, bisogna poi vedere se avremo il rimborso del danno che abbiamo subito» così Lollo Bernardi all'uscita dal tribunale subito dopo la lettura della sentenza.
Ma come si è arrivati alla condanna? Bisogna fare un passo indietro fino all'estate quando Grespan, che diceva di essere in possesso di un patrimonio di almeno 5 milioni, decide di "aprirsi" con l'ex pallavolista trentino. Fra i due c'era un rapporto di conoscenza personale e anche questo potrebbe aver influito nella decisione finale di investire. Secondo il capo d'accusa il 64enne avrebbe spiegato di avere le possibilità di accedere, tramite ottimi contatti con una banca londinese, ad un fondo di investimento esclusivo. In tutto ci sarebbero stati 4 milioni e mezzo riservati ad un clientela di vip selezionata dall'istituto di credito. E il meccanismo avrebbe offerto un tasso di interesse da non credere: tra 25 e 27% per soli 4 mesi.
Tutto questo con la garanzia - cosa non secondaria per chi doveva metterci del denaro proprio - dalla banca. In quella che poi è stato scoperto essere una trappola finiscono Lorenzo Bernardi e una sua conoscente che consegnano all'uomo d'affari 130mila euro uno e 250mila euro l'altra.
Come tutti i promotori che si rispettano Grespan avrebbe a sua volta dato due assegni, tratti sul proprio conto bancario, come garanzia, uno di pari valore rispetto all'investimento e uno invece maggiorato degli interessi promessi. Entrambi però erano scoperti.
Arriva la scadenza dei quattro mesi ma non c'è traccia né degli interessi promessi né del capitale che era stato inizialmente versato. «Diceva - aveva spiegato Bernardi ai giornalisti al termine di una delle udienze - di essere in ritardo, che i soldi sarebbero arrivati presto, che doveva recarsi qui e là, in giro per il mondo, per sbloccare il denaro ma che tutto sarebbe andato bene. Mi disse, in un momento molto delicato per me in quanto stavo valutando un addio definitivo al mondo del volley, in cui operavo come allenatore, che mi avrebbe cambiato la vita. In un certo senso lo ha fatto».
L'imputato si è difeso spiegando di esser stato a sua volta truffato. In aula aveva raccontato che avrebbe raccolto i soldi e li avrebbe consegnati ad un broker torinese. Il denaro sarebbe servito a completare una operazione con una banca bulgara che doveva finanziare il 63enne per l'acquisto di quote di una new company di diritto lussemburghese con sede a Londra. Ma l'operazione non andò in porto e Grespan si sarebbe ritrovato non sono senza gli interessi dal "girare" ai suoi clienti, ma anche senza il capitale che era stato investito nell'operazione che si presentava di finanza internazionale.
Ora è arrivata la sentenza di primo grado ma non è certo che la vicenda possa considerarsi finita. Il condannato infatti, una volta lette le motivazioni potrà valutare se presentare appello o meno.