I ragazzi di Fridays for Future sfilano in centro a Trento: un grido contro l'inquinamento e le aggressioni ambientali anche locali
Questa mattina, 23 settembre, è tornata la manifestazione dei giovani che chiedono alla politica misure più incisive contro il surriscaldamento climatico e in difesa della natura. "Anche il turismo di massa è complice, bisogna puntare su quello sostenibile"
TRENTO. Questa mattina, 23 settembre, a Trento, come in altre settanta città italiane, è partito il corteo ecologista degli studenti di Fridays for Future.
Alle 9 il ritrovo in via Verdi, per i partecipanti all'iniziativa che rappresenta il ritorno in scena dello nuovo sciopero globale per il clima.
Nel corteo (nella foto di Alessio Coser), cui hanno preso parte oltre duecento giovani, molte parole d'ordine per denunciare l'inerzia delle istituzioni di fronte alla crescente crisi ecologica e per chiedere azioni politiche più incisive, proprio a due giorni dal voto nazionale.
Striscioni di contestazione anche sul tema dell'alternanza scuola-lavoro, dopo la morte, la settimana scorsa, di un altro ragazzo diciottenne, in Friuli, in seguito a un incidente avvenuto durante lo stage in un'azienda.
Ma il nucleo della mobilitaziopne riguarda l'emergenza ambientale, climatica e non solo, con i riflessi che le varie forme di aggressione alla natura hanno sia sui territori sia sulla salute degli esseri viventi
Per fare il punto sulle richieste e sulle visioni di Fridays, abbiamo posto alcune domande a Emma Purgato, una delle portavoci del movimento, studentessa ventiduenne.
C’è ancora chi nega un cambiamento climatico...
Nega l’evidenza: oggi come oggi non si può negare quello che sta accadendo. La crisi climatica è evidente e purtroppo ne abbiamo tragici esempi quasi ogni giorno: basta guardare al sud del mondo, oppure alle Marche, oppure alla Marmolada per non andare troppo lontani.
Ormai a ogni perturbazione in arrivo scatta l’allerta, anche qui in Trentino. Cosa si può fare?
La politica locale ignora la gravità della situazione: la siccità e i disastri ambientali ci sono anche qui. E spesso sono dovuti anche alle mega opere e alla cementificazione. C’è uno spreco di risorse, penso ai finanziamenti ai bacini per l’innevamento artificiale, che con la siccità sono vuoti.
Però il turismo garantisce lo stipendio non solo ai grandi imprenditori o società, ma anche ai cittadini comuni, al giovane che fa la stagione, alla famiglia della valle.
Verissimo e molte persone vivono grazie al turismo. Ma è evidente che il turismo di massa non ha a cuore l’ambiente. Esiste anche un turismo sostenibile, che tratta meglio il territorio e che è più coerente.
Ormai parlare, ad esempio, di migliorare la raccolta differenziata è riduttivo, quasi un’inezia rispetto al problema globale.
Partire dalle piccole azioni quotidiane è sempre importanti e con i più piccoli è giusto partire da quello. Poi è chiaro che migliorare di due punti percentuali non cambierà il futuro, bisogna intervenire subito su aspetti più grandi. Penso, per fare un esempio, alle grandi aziende petrolifere e all’inquinamento. A pagare le conseguenze siamo tutti noi, sono le famiglie comuni. E soprattutto saranno le prossime generazioni.
Perché parlare anche di scuola-lavoro in un corteo sull’ambiente?
Perché parliamo di noi ragazzi, di persone che hanno la stessa età di chi domani sarà in piazza. E perché la giustizia ambientale passa anche attraverso la giustizia sociale. Non si può morire mentre si fa l’alternanza. Non esiste.
L’energia sta diventando un lusso.
Ecco perché non dobbiamo sprecare i soldi per una pista da bob che verrà usata per una settimana. O per innevare una pista quando ci sono venti gradi a dicembre.