Istituzioni / La denuncia

L'Euregio? Sindacati all'attacco: rischia di essere una scatola vuota, con molto folklore e pochi atti concreti

La critica delle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil, dopo la presentazione del programma 2023 della giunta dell'ente transnazionale che si è riunita venerdì scorso in val di Fassa. L'invettiva di Grosselli, Bezzi e Alotti: "Nessun impegno su lavoro, transizione ecologica e conoscenza"

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TRENTO. Ma l'Euregio, concretamente quale contributo sta dando su terreni fondamentali, quali il lavoro o la transizione ecologica? Secondo Cgil, Cisl e Uil del Trentino si tratta di un apporto trascurabile: "Molta forma e poca sostanza".

I sindacati intervengono pochi giorni dopo la seduta della giunta dell’Euregio svoltasi venerdì scorso in val di Fassa: "Il programma definito per il 2023 è deludente. Nessun riferimento al lavoro, compresa la proposta sindacale di rafforzare l’analisi del mercato del lavoro facendo convergere le banche dati sulle dinamiche dell’occupazione in Trentino, Alto Adige e Tirolo", scrivono i tre segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

I sindacati sottolineano poi le mancanze sul fronte dell'ambiente: "Nel programma, a parte i coordinamento dei sistemi di protezione civile, non si fa cenno al grande tema del cambiamento climatico e alle azioni comuni che i territori potrebbero mettere in campo a partire dall’ambito della conoscenza e della tutela del territorio, in aree caratterizzate da estrema fragilità.

La transizione ecologica e l’emergenza energetica sono priorità che vanno affrontate insieme, soprattutto per territori piccoli come i nostri che possono nella collaborazione trovare spazi di sperimentazione, investimento e tutela della risorse primaria per le nostre economie, il nostro territorio. Sotto la presidenza Fugatti ci saremmo attesi una spinta in più, che dimostrasse l’importanza di condividere scelte strategiche. Invece non è stato così".

I tre segretari stollineano, inoltre, quanto sono interconnesse le due tematiche menzionate: lavoro e transizione ambientale hanno poi a che fare con il tema della conoscenza come strumento per formare nuove competenze spendibili nelle filiere emergenti delle rinnovabili e del risparmio energetico, dell’economia circolare, delle tecnologie dell’idrogeno, ma anche modo per riqualificare le figure professionali che la transizione verde spingerà ai margini dei mercati del lavoro.

“Il Programma - ammettono - stanzia risorse ingenti per la ricerca scientifica. E di questo va dato atto ai tre territori. Ma possiamo davvero essere attrattivi solo se scommettiamo su un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile che parta anche dalla capacità di mettere in comune buone pratiche per la formazione continua e l’apprendimento di nuove professionalità. Su questo fronte serve maggiore coraggio. Così il Gect rischia di diventare una scatola vuota, o uno strumento utile per distribuire qualche risorsa per eventi di natura prevalentemente folkloristica. È un po’ poco viste le sfide che ci attendono”.

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