La sfida quotidiana del Banco Alimentare: contro lo spreco, per i poveri
Sabato 26 novembre torna la Colletta alimentare, l’appuntamento clou. Nel 2021 sono state distribuite 1.800 tonnellate di cibo. Negli ultimi 5 anni raddoppiato in Trentino le persone in difficoltà
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TRENTO. Sembra quasi di sentirlo, quel profumo che “fa” famiglia. Il profumo di un piatto di pasta. O comunque di qualcosa di buono, che fa bene (anche al cuore). Sembra quasi di sentirlo, quel profumo, quando vedi al lavoro le mani generose dei volontari del Bando Alimentare mentre caricano scatoloni: ci sono pacchi di pasta, barattoli di salsa, biscotti, prodotti confezionati e anche freschi. Un vero tesoro, quel cibo, pronto a finire sulle tavole di tante persone sfortunate, che altrimenti farebbero fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.
Ci troviamo di buon mattino a Trento Nord, alla sede del Banco Alimentare: una “centrale” nella quale il cibo viene raccolto e subito distribuito. Il mondo del Banco Alimentare si anima all’improvviso: gli operatori scaricano il cibo, preparano i pacchi, sistemano gli spazi. Vanno fatte le consegne e le spedizioni.
Il Banco Alimentare nel 2021 ha distribuito 1.800 tonnellate di cibo in tutta la regione, divise a metà tra Trento e Bolzano. L’equivalente di otto milioni di euro. Se poi si sommano le ore donate in maniera gratuita dai volontari (circa 90), i dati economici di questa realtà diventano ancora più importanti. Di fatto, il cibo arriva da diversi “canali”. Il primo riguarda le donazioni, fatte da realtà più o meno grandi ma anche da singole persone. Si possono donare prodotti da mangiare e fare versamenti sul conto del Banco.
In questo canale la Colletta alimentare resta l’evento clou, quello simbolico e mediaticamente rilevante. E il giorno sta per arrivare: l’appuntamento è per sabato 26 novembre, quando ognuno di noi potrà donare alcuni prodotti della propria spesa, che saranno raccolti nei punti vendita, impacchettati e spediti al magazzino, da dove poi verranno distribuiti alle associazioni del territorio che gestiranno le situazioni di maggior bisogno. Un altro “canale” di raccolta, sempre più rilevante, riguarda il cibo fresco.
Siticibo è un programma della Fondazione Banco Alimentare, che ha lo scopo di recuperare i prodotti freschi che risultano in eccedenza nella ristorazione organizzata, ad iniziare dalle mense scolastiche, e nei supermercati. Ogni mattina Roberto Scarpari, che di Siticibo è responsabile per il Trentino, all’alba accende il suo furgone e fa il giro delle mense e dei supermercati convenzionati. Il sistema è consolidato: l’app “Bring the food”, creata alla Fondazione Kessler e diventata in breve tempo un modello nazionale, permette di sapere in tempo reale quali sono le mense che il giorno precedente hanno avanzato del cibo e lo mettono a disposizione di Banco Alimentare. Il servizio è rigoroso e organizzato, anche perché la Risto 3 - che crede nell’economia circolare del cibo ed è una partner fondamentale di Siticibo - pretende parametri di sicurezza ben precisi. Il cibo che viene prelevato è avanzato il giorno prima, ma subito “abbattuto” fino ad una temperatura a quattro gradi.
Viene quindi raccolto al mattino nelle diverse mense della città e già a pranzo (o al massimo alla sera) è in tavola: viene distribuito alle case di accoglienza dei senzatetto o alla mensa dei cappuccini. Una vera e propria corsa contro il tempo, una catena della solidarietà che arriva a sfornare cibo in tempo reale: si aiutano i poveri a vivere un po’ meglio e si evita lo spreco. Scarpari controlla il telefonino. Sale sul furgone con un foglio sul quale sono state stampate le “tappe” del tour quotidiano. Il furgone di Scarpari si è fermato alle scuole di Aldeno, di Mattarello, Madonna Bianca, Cristo Re, Clarina e alle Pigarelli. Le confezioni preparate dalle cuoche sono naturalmente legate al menu del giorno precedente: ci sono soprattutto riso all’olio di primo e polpette di secondo. E poi pane.
Tutto finisce in appositi contenitori. Niente viene sprecato, il cibo si rispetta. Roberto Scarpari sa destreggiarsi tra il traffico. Gestisce il suo lavoro con il sorriso. Ha stabilito una grande empatia con le cuoche e con gli addetti ai supermercati e poi con chi lavora al Banco. Alle 9 si torna in sede. Il tempo di un incontro con i volontari, anche per fare il punto sulla merce arrivata, un’occhiata veloce al computer, se va bene un caffè al volo e poi si riparte. Oltre al furgone di Roberto Scarpari ce ne sono altri: destinazioni e autisti diversi, ma obiettivo uguale. Raccogliere le eccedenze alimentari, portarle in magazzino e, nell’arco di poche ore, distribuirle a chi ne ha bisogno. Il Banco porta alle varie associazioni, che poi “mettono in tavola”. Insomma, la persona bisognosa che riceve il pasto non sempre sa da dove arriva, ma gli attori coinvolti sono molti. «Sono le singole gocce che contano - dice Scarpari - perché ognuno può fare la propria parte e sentirsi importante. È la somma che fa il risultato. A volte si può pensare che una scatoletta di tonno donata sia poco, ma se quello stesso gesto del donare una scatoletta viene compiuto da dieci, cento, mille persone ecco che arriviamo ai grandi numeri».
Certo, detta brutalmente sarebbe bello che del Banco Alimentare non ci fosse bisogno, perché vorrebbe dire che tutte le persone hanno da mangiare e che lo spreco alimentare sarebbe cancellato. Anche perché, come diceva la frase sopra la scrivania del fondatore del Banco (John Van Hengel, che ebbe l'intuizione in Arizona nel 1967), «I poveri li avremo sempre, ma perché la fame?». Il “giro dei supermercati” porta risultati diversi: a volte arriva uno scatolone, a volte due, a volte due carrelli pieni. Ma la costante è il sorriso: cassiere e dipendenti, che sia la Coop o Eurospar, Sait o Aldi, Lidl o altri, accolgono Roberto con piacere e portano quanto messo da parte. E - appunto - che sia tanto o poco non è importante e lui carica con gioia nel furgone, perché sa che un’altra goccia è stata versata. Con questa visione e con questo approccio anche le difficoltà sono minori: perché da una parte è innegabile che le donazioni siano minori, visto che il carovita inizia a farsi sentire e tutti sono più attenti al momento di comprare, ma i numeri totali sono in realtà in aumento. Come è possibile? «Sono aumentati i volontari, abbiamo aumentato le collaborazioni, abbiamo aumentato i progetti». Più gocce, in ogni senso. «Sta andando molto bene con i Lavoratori di pubblica utilità. Sono persone che vengono da noi perché devono, ma poi restano perché vogliono. Davvero, tutti quelli che sono passati da noi fino ad ora, una volta terminate le ore che il tribunale diceva loro di fare, sono rimasti come volontari. Questa è una bella vittoria». In sede incontriamo anche Roberta Facchinelli, la responsabile amministrativa. Tutti possono dare una mano al Banco Alimentare: il modo più “semplice” è farlo attraverso la Colletta, che è vicina. Sabato 26 fuori dai supermercati di tutto il Trentino ci saranno i volontari, insieme ad Alpini e associazioni. Se ognuno porterà una goccia, piccola o grande che sia, ancora una volta il mare, ehm il magazzino si riempirà. E con lui la pancia di chi ha bisogno.