Superbonus, a fine ottobre lavori per oltre un miliardo in Trentino Alto Adige
Ma l'incentivo governativo ha avuto un effetto leva sull'economia regionale che va anche oltre l'entità degli investimenti. Ora ci interroga sul futuro e sul ridimensionamento con correttivi annunciato dall'esecutivo - LE CIFRE
ROMA Governo a caccia di fondi, anche il superbonus edilizio è nel mirino
TRENTO. A fine ottobre si è scavallata la vetta del miliardo di euro. Tanto valgono - per la precisione 1.042.190.327,09 euro - i lavori realizzati in Trentino Alto Adige sulla spinta del Superbonus del 110%.
Ma l'incentivo governativo ha avuto un effetto leva sull'economia regionale, in linea con quella nazionale, che va anche oltre l'entità degli investimenti. Basti vedere il numero delle imprese di costruzioni che sono in un modo o nell'altro coinvolte nelle lavorazioni coperte da superbonus: in Trentino dal 2020 ad oggi il saldo è positivo per 352 aziende, a Bolzano la dinamica è ancora più pronunciata: le imprese attive nel settore sono aumentate di quasi 500 unità.
Va quindi tutto bene? Tutto tutto no. La misura è promossa sia dal mondo dei costruttori che da quello dei professionisti, per la capacità che ha avuto di smuovere l'economia asfittica uscita dal lockdown del 2020. Ma il caro prezzi sulle materie prime ha azzoppato l'espansione del settore: «Alla fine - ammette Andrea Basso, il presidente di Ance - i guadagni non saranno aumentati. E sono nate molte nuove imprese. Alcune serie, certo. Altre improvvisate. C'è gente che è passata dalla vendita mangimi al montaggio cappotti, o dal fare il pizzaiolo al montare cappotti».
Di sicuro quel che il settore si aspetta è un prolungamento della misura, magari anche con dei correttivi, per evitare l'effetto bolla e il conseguente crollo del mercato.
«Così com'è ha creato qualche problematica, la misura va rivista, ma andrebbe confermata, perché ha creato comunque opportunità» osserva Silvia Di Rosa, la presidente dell'ordine degli ingegneri. I numeri. L'ultimo monitoraggio Enea si ferma al 31 ottobre e per la regione mostra dati interessati. Gli investimenti ammessi ad agevolazione, come detto, sono oltre un miliardo, di cui il 79% (per circa 823 mila euro) di lavori ultimati. In termini di cantieri, significa 5.017: tante sono le asseverazioni presentate.
Ma chi ha approfittato del 110%? Soprattutto i condomini, con 1.972 asseverazioni per un valore complessivo di 713 mila euro circa. Gli edifici unifamiliari sono 2.148, ma per un valore complessivo minore, anche in proporzione: 245 mila euro. Il resto (897 cantieri per un corrispettivo di 84.386.057 euro) sono unità immobiliari funzionalmente indipendenti. Infine, l'investimento medio: molto più alto quello dei condomini (361.542 euro) rispetto a quello delle abitazioni unifamiliari (113.986 euro).
Luci e ombre. Il Superbonus ha dato una spinta evidente e forse anche indispensabile al settore che usciva dal lockdown. «Un miliardo di investimenti è un dato impressionante - ammette Basso, presidente Ance - ed è evidente che sono soprattutto i condomini ad aver trainato. Quindi le imprese che sono organizzate e specializzate sui condomini. Per il territorio è una manovra che ha funzionato, tutti hanno lavorato. Il problema ora è non bloccare tutto all'improvviso, perché si creerebbe un effetto bolla pericoloso. Ci sarebbe un crollo del settore». Non a caso si ragiona di confermare il bonus, riducendolo al 90%.
«Qualsiasi cosa sia, 90, 80%, l'importante sarebbe che fosse strutturale, o comunque su un arco temporale lungo, così da permettere alle aziende di organizzarsi e non generare quella corsa che ha contribuito all'aumento dei prezzi». E qui si arriva al cono d'ombra più grosso. Il caro materiali, «non è stato generato dal Superbonus, perché c'è anche in Germania - spiega Basso - ma certo è stato aggravato. D'altronde in alcuni momenti non si trovava il materiale». I primi a sparire sono stati i tondini di ferro. Poi, a seguire, il rame, i laterizi, la lana di roccia, gli spessori di polistirolo da 13 centimetri, i più usati. Il cartongesso. A penuria corrispondeva immediato aumento dei prezzi. «Tutti hanno lavorato, con il Superbonus, ma non significa che tutti abbiano guadagnato. Chi ha firmato contratti su prezzi che poi sono saliti a dismisura si è trovato in grande difficoltà, nonostante il lavoro, che pur c'è stato». C'è stato al punto che il numero di aziende è cresciuto (vedi tabella).
E poi c'è il tema burocrazia. Quel miliardo poteva essere persino più pesante, ma in alcuni casi chi ha chiesto ai Comuni di sanare un'irregolarità - presupposto indispensabile per accedere all'incentivo - ha avuto una risposta quando ormai era troppo tardi per far partire un cantiere che aveva tempi stringenti per essere concluso.
«È vero, in alcuni casi c'è stato questo problema» osserva la presidente degli Ingegneri Silvia Di Rosa, che ricordando le cifre in gioco - 4,5 miliardi a livello italiano nel solo mese di giugno - promuove la manovra: «La misura del Superbonus è stata analizzata, in termini d indotto creato, anche al recente congresso nazionale degli Ingegneri, e il trend è positivo. Certo, tante sono le preoccupazioni concernenti l'attuazione sulle disposizioni del Superbonus: in particolare la problematica della cessione del credito, indicativa per le banche a causa dell'esaurimento della capacità fiscale, l'impennata dei prezzi dei materiali, la crisi energetica. Molte sono le azioni che si stanno mettendo in atto, sia a livello locale che nazionale. Noi portiamo ai tavoli decisionali le esigenze degli iscritti, pronti a difendere le nostre posizioni».