Scuola / L’intervista

Il neo presidente della Consulta degli studenti: “Alternanza scuola-lavoro, basta giovani morti”

Aronne Mattedi è motivatissimo: “La dispersione scolastica è un tema importante e sul quale lavorare. Ci sono esempi virtuosi, come gli Artigianelli, ma non bastano. Il Covid? Siamo ripartiti. Ma gli strascichi ci sono, c'è paura del nuovo. Il clima però è molto più leggero e questo ci rende felici”

IL BLITZ Trento, vernice rossa sul palazzo dell'Istruzione

di Matteo Lunelli

TRENTO. «Dobbiamo chiamarla "signor presidente?», esordiamo. Aronne Mattedi del Liceo Rosmini di Trento se la ride. Ma è deciso ed entra subito nel tema: «No, no, non serve, ci mancherebbe. Io sono solamente uno studente che ha sempre cercato di spendersi per gli altri, per la comunità scolastica e che per carattere sta sempre dalla parte dei più deboli».
Lunedì è stato eletto presidente della Consulta provinciale degli studenti, l'organismo istituzionale di rappresentanza degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Insieme a lui ci saranno il vice Matteo Bonetti Pancher (Liceo Prati) e, come segretari, Davide Guella (Liceo Galilei) e Matilde Gottardi (Liceo Rosmini).
Come nasce questa passione?
Mi è sempre piaciuto mettermi in gioco, anche per gli altri. Alle medie sono stato rappresentante di classe e di istituto e lo stesso alle superiori. Molti miei compagni e amici vedono questi incarichi come una "rottura", ma per me non è così.
E cosa è, invece?
È un modo per crescere come persona, per aiutare gli altri, per capire come si risolvono i problemi e come gira il mondo. Certo, bisogna impegnarsi molto e investire tempo.
A cosa rinuncerai per guidare la Consulta?
Fin dalle elementari ho suonato pianoforte e violino, ma quest'anno ho deciso che le priorità erano due: la maturità e la Consulta.
Con che obiettivo partite?
Prima di tutto farci conoscere, andando a parlare soprattutto con quei ragazzi e quegli studenti che non hanno voce. Ecco, l'ascolto sarà una caratteristica fondamentale.
Ci sono già dei progetti concreti nel cassetto?
Le attività vanno progettate insieme, ma ci piacerebbe cooperare con più enti possibili, magari organizzando scambi a livello europeo. Pronti via e subito si va a livello europeo? Ma forse per la vostra generazione è più normale…
Sì, credo che tutti i ragazzi di oggi si sentano europei. Nella nostra concezione siamo cittadini dell'Unione Europea, al giorno d'oggi c'è meno spazio per sentimenti nazionalistici in questo senso.
La scuola trentina come sta? Le classifiche nazionali ci vedono sempre in vetta o quasi: quali sono i punti di forza?
Probabilmente le infrastrutture, pur sapendo bene che alcuni problemi di sono. Ma parlando con i delegati di altre regioni loro parlando di scuole che crollano o spazi che non esistono, insomma problemi molto più grandi rispetto ai nostri. E poi la nostra scuola è aperta e ascolta molto.
Ascoltare è un ottimo punto di partenza. Ma poi ci sono i fatti?
Ad essere sinceri un po' di lentezza c'è. Abbiamo presentato dei progetti, ci hanno ascoltati e ci hanno detto che erano validi, ma poi non si sono concretizzati. Attendiamo con fiducia.
E le criticità? Quali sono?
La dispersione scolastica è un tema importante e sul quale lavorare. Ci sono esempi virtuosi, come gli Artigianelli, ma non bastano. E poi l’alternanza scuola-lavoro: il punto di partenza è che non è concepibile che un giovane muoia sul lavoro.
Questo è l'anno della ripartenza post Covid e la crisi del caro vita in fin dei conti non vi riguarda da vicino.
Non sono d'accordo: le scuole hanno messo dei freni perché i costi sono alti e quindi bisogna rinunciare a certi percorsi. Per quanto riguarda la pandemia è vero, siamo ripartiti. Ma gli strascichi ci sono, c'è paura del nuovo. Il clima però è molto più leggero e questo ci rende felici.
La vostra attività è politica, nel senso più alto del termine. La partecipazione c'è?
Da una parte vediamo che i giovani non vanno a votare, ma poi sono attivi - ad esempio - nei movimenti ambientalisti. C'è una buona vivacità e all'interno degli istituti ci sono stanti momenti di dibattito. Domanda marzulliana: cosa farà da grande signor presidente?
Vorrei studiare e continuare ad aiutare la comunità, magari entrando nell'associazionismo. Un obiettivo sarebbe lavorare alla Farnesina.
Il sogno?
Diventare ministro degli Esteri.
Chi è quello attuale?
Tajani.
Risposta in un secondo netto. Presidente promosso. Ora non resta che concretizzare: buon lavoro.

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