In cella per violenza sessuale, scagionato dopo il test del Dna
Dopo quasi due mesi di carcere è stato liberato. Per l'operaio stagionale accusato di aver violentato una donna dopo un festa ad Aldeno si tratta di un incubo finito. L'indagine non è chiusa e si attende entro fine mese il deposito da parte del perito dei documenti sulla comparazione delle tracce biologiche
FATTI Cosa era successo
ALDENO. Dopo quasi due mesi di carcere è stato liberato. L'operaio stagionale accusato di aver violentato una donna dopo un festa ad Aldeno è stato scagionato dal test preliminare del Dna. L'indagine non è chiusa e si attende entro fine mese il deposito da parte del perito dei documenti sulla comparazione delle tracce biologiche.
L'uomo, trentenne di origine romena, non è ancora "fuori" dall'inchiesta, ma può tornare nel suo paese d'origine e riabbracciare la famiglia. Si era sempre professato innocente: aveva dichiarato che, la sera della festa, all'ora in cui sarebbe avvenuta della violenza lui si trovava già nell'alloggio che condivideva con altri lavoratori stagionali e che era andato presto a dormire; le testimonianze dei suoi colleghi avrebbero confermato questa versione.
All'identità del presunto responsabile gli investigatori erano arrivati attraverso il racconto della vittima e l'analisi delle telecamere presenti in zona. La donna, una sessantenne, aveva dichiarato di non conoscere l'aggressore, ma di aver scambiato con lui qualche parola nel corso della festa organizzata quella domenica - era il 18 settembre scorso - in località Albere Laghetti ad Aldeno.
La violenza, secondo quanto da lei denunciato, era avvenuta attorno alle 20, mentre stava tornando a casa: l'uomo le si era avvicinato costringendola con la forza ad un rapporto sessuale, che sarebbe avvenuto in un campo, lontano da occhi indiscreti. Quella stessa notte la vittima si era presentata al pronto soccorso, dove è stata medicata e sottoposta a specifici accertamenti come è previsto per i casi di violenza sessuale, compreso il prelievo di tracce biologiche.
Nell'interrogatorio di garanzia lo straniero, assistito dall'avvocato Cristian Zamfir, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Sicuro della propria estraneità ai fatti, si era sottoposto al prelievo del Dna disposto dal gip Enrico Borrelli su richiesta del pubblico ministero e del suo avvocato. Il confronto con i campioni biologici prelevati dalla vittima in ospedale hanno evidenziato l'incompatibilità: il test preliminare è risultato negativo, dunque non sarebbe stato il trentenne l'autore della violenza. Nei giorni scorsi l'uomo è tornato in libertà, ma le indagini proseguono: non è escluso che venga risentita la vittima.