Mottarone, la difesa Leitner sulla questione freni della funivia: i forchettoni inutili, oltre che vietati
L'avvocato Paolo Corti, legale dei vertici della società altoatesina produttrice di impianti, ha parlato a margine della sesta udienza dell'incidente probatorio, in corso a Verbania: "In caso di calo pressione, sarebbe intervenuto freno argano"
PERIZIE La testa fusa della funivia nei laboratori trentini per le analisi
INCHIESTA Il lavoro dei tecnici per risalire alle cause dell'incidente
SOPRAVVISSUTO Eitan rientrato in Italia: ora è a casa della zia
I FATTI Cede la fune, precipita la funivia
VERBANIA. "Il freno di emergenza della funivia interviene soltanto nel caso della rottura della fune traente, non ha altro scopo".
Lo ha spiegato l'avvocato Paolo Corti, legale dei vertici della Leitner, la società che produce impianti a fune a margine della sesta udienza dell'incidente probatorio, in corso al Tecnoparco di Verbania, disposto per far luce sulle cause dello schianto della funivia Stresa-Mottarone, il 23 maggio 2021, in cui sono morte 14 persone.
Secondo l'avvocato della società altoatesina, quindi, era "inutile" inserire i forchettoni per evitare che cali di pressione delle centraline dei freni bloccassero l'impianto, come sostenuto dal caposervizio Gabriele Tadini.
L'avvocato ha aggiunto che "in caso di calo di pressione della centralina dell'olio, sarebbe intervenuto il freno d'argano", situato in stazione, bloccando l'intero impianto.
La difesa della società altoatesina ha anche prodotto un video che testimonia come Gabriele Tadini avesse attivato e disattivato i forchettoni dalle cabine della funivia pochi giorni prima dell'incidente in cui hanno perso la vita 14 persone, è agli atti dell'indagine della Procura di Vebania.
Nei filmati, ha spiegato l'avvocato Corti, si vede Tadini rimuovere il blocco ai freni prima dell'intervento di alcuni tecnici della società altoatesina chiamati a intervenire sui rulli che guidano la fune traente per poi reinserirli quando se n'erano andati.
Tadini, tra i principali indagati per la vicenda ha sempre ammesso di aver inserito i forchettoni che disabilitavano i freni di emergenza.
Sempre oggi l'avvocato Andrea Da Prato, difensore di Enrico Perocchio, il direttore d'esercizio della funivia del Mottarone, ha sollevato una questione che riguarda la perizia delle cause: ha sostenuto che si sarebbe basata su analisi (tra cui quella frattografica) effettuate anche da un tecnico che non risulta nelle procedure di nomina del Tribunale.
Secondo il legale, Alberto Molinari, ordinario all'Università di Trento, avrebbe ricoperto il ruolo di ausiliario senza che però fosse stato nominato dal gip. I periti, a tale questione, hanno replicato spiegando che non si sono affidati direttamente al professore, ma, con "specifiche autorizzazioni" da parte del giudice delle indagini preliminari, al laboratorio del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'università trentina che ha come direttore scientifico Molinari.
L'incidente probatorio riprende il prossimo 15 dicembre.
In una precedente udienza era emerso che la funivia del Mottarone non aveva un sistema di allarme in caso di inserimento dei forchettoni, ossia le ganasce per disattivare il freno di emergenza.
Lo hanno ribadito nell'ottobre scorso i periti informatici durante l'esame per approfondimenti e precisazioni relativi agli esiti del loro lavoro, nel corso dell'incidente probatorio.
In particolare uno dei legali delle parti offese, tramite il giudice, ha chiesto se l'inserimento dei forchettoni avesse fatto scattare un allarme e se lo stesso inserimento sia stato o meno registrato dalla scatola nera. La risposta è stata che il "sistema era meccanico" e che non era tracciabile dal cosiddetto registratore di eventi, elemento già messo nero su bianco nella loro relazione.