Sciopero del personale Fs mercoledì 14 dicembre: possibili cancellazioni di treni regionali in Trentino
L'iniziativa prevista dalle 9 alle 13, proclamata dalla segreteria provinciale del sindacato Filt-Cgil nell'ambito della mobilitazione contro la manovra Meloni, accusata fra l'altro di impoverire i lavoratori e di favorire chi già guadagna tanto
TRENTO. Circoleranno regolarmente le Frecce e i treni a lunga percorrenza in occasione dello sciopero di 4 ore del personale del gruppo Fs Italiane con sede in Trentino, per domani, mercoledì 14 dicembre, proclamato dalla segreteria provinciale del sindacato Filt-Cgil , in adesione ad uno sciopero generale regionale per contrastare la manovra economia del governo Meloni, giudicata dal sindacato iniqua e contro gli interessi dei lavoratori e degli strati meno abbienti.
L'astensione dal lavoro è prevista dalle 9 alle 13 e riguarda il personale ferroviario del Gruppo Fs italiane della provincia di Trento.
Lo comunica una nota di Fs. che precisa che per i treni regionali, in Trentino Alto Adige e nelle regioni limitrofe, potranno verificarsi cancellazioni o variazioni.
L'agitazione sindacale può comportare modifiche al servizio anche prima dell'inizio e dopo la sua conclusione. Maggiori informazioni sui servizi minimi garantiti in caso di sciopero - precisa la nota - sono disponibili sui canali digitali di Trenitalia, presso il personale di assistenza clienti e le biglietterie o al numero verde gratuito 800 89 20 21.
"L’inflazione - scrive la Cgil nella nota che spiega lo sciopero - costerà ai lavoratori e alle lavoratrici uno/due mesi di stipendio. È il risultato dell’aumento dei prezzi di beni essenziali per ogni famiglia: alimenti, riscaldamento, trasporto eccetera, che incideranno su redditi da lavoro che, nel nostro territorio, sono in media di 21.488 euro lordi.
La manovra di bilancio non dà nessuna risposta all’emergenza salariale. La conferma della riduzione del cuneo fiscale è assolutamente insufficiente rispetto alla perdita netta di salario di centinaia di migliaia di cittadini della nostra Regione, in particolare giovani e donne che hanno livelli retributivi di gran lunga inferiori alla media: le prime hanno un reddito medio di 17.781 euro l’anno, i secondi di 19.520 euro.
Poco o nulla dunque per il mondo del lavoro, per i professionisti con un reddito da 85.000 euro l’anno, invece, un risparmio – grazie alla Flat Tax al 15% - di 9.600 euro l’anno.
Il Governo ha fatto marcia indietro anche sulla rivalutazione degli assegni previdenziali, decidendo di sottrarre ai pensionati 3,5 miliardi nel 2023 e addirittura 17 miliardi nel prossimo triennio. Stesso discorso per chi è ancora senza lavoro, ma vicino alla possibilità di andare in pensione. Avevano promesso quota 41, ossia la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, e invece hanno approvato Quota 103, che interesserà appena 11.340 persone a livello nazionale.
Hanno messo tali e tanti paletti a Opzione donna che, ormai, l’hanno di fatto abolita. Non hanno allargato né rafforzato l’Ape sociale. La platea di chi usufruirà di questi tre istituti è, in tutta Italia, di 25.615 lavoratori, qualche migliaio in Veneto. Per tutti gli altri resta la Legge Fornero. Nessuna risposta quindi per chi svolge lavori gravosi, per i precoci, per le donne, per i giovani. Anzi con la reintroduzione dei voucher, che prevedono versamenti contributivi ridicoli, si condannano le ragazze e i ragazzi a un presente ben poco dignitoso e ancor più precario e a un futuro da pensionati poveri.
La maggioranza, inoltre, ha approvato anche una mozione contro il salario minimo.
Si tagliano risorse a sanità e scuola, che pagano pesantemente il prezzo dell’inflazione, non si stanziano le risorse per i rinnovi contrattuali pubblici e per il trasporto pubblico. E come se non bastasse, lotta contro i poveri con l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, che colpirà decine di migliaia di famiglie venete già in grande difficoltà.
Gli unici a guadagnarci, con la legge di stabilità che il Governo Meloni ha presentato, sono gli evasori, ai quali sono state condonate le cartelle esattoriali, è stato aumentato a 5.000 euro il tetto del contante, è stata offerta la possibilità di rifiutare il pagamento con la moneta elettronica sotto i 60 euro".