"La Meloni aiuta i ricchi e lascia indietro gli altri": il presidio di Cgil e Uil contro la manovra finanziaria
Questa mattina, a Trento, l'iniziativa di contestazione dei due sindacati. Le varie categorie della Camera del lavoro e alcune anche della Uil oggi, 14 dicembre, hanno partecipato pure a uno sciopero teritoriale di quattro ore
TRENI Stop di quattro ore in Trentino: Cgil contro le scelte del governo
VIDEO Il presidio di Cgil e Uil a Trento: finanziaria da modificare
TRENTO. Quattro ore di sciopero generale, oggi, in Trentino, nell'am,bito delle iniziative territoriali lanciate dalla Cgil per contestare la manovra economica del governo Meloni, giudicata iniqua e penalizzante per le classi meno abbienti.
Questa mattina si è tenuto un presidio, convocato alle11, davanti alla sede del commissariato del governo. Qui ha partecipato anche la rappresentanza della Uil, pur non aderendo allo sciopero odierno.
La Cgil ha mobilitato invece i vari settori il 14 dicembre, dalla funzione pubblica ai metalmeccanici, dalle scuole alle ferrovie, per sottolineare il dissenso profondo nei riguardi di una legge finanziaria che ha incassato anche le bocciature di Bankitalia e Confindustria.
"Sciopero per cambiare una legge di bilancio che aiuta i ricchi e lascia indietro dipendenti, pensionati e i cittadini più fragili", sottolinea la Cgil del Trentino.
Numerose, dunque, le categorie rappresentate al presidio, accanto al segretario provinciale Cgil Andrea Grosselli e al suo omologo Uil Walter Alotti.
Durante il presidio sono stati descritti dal megafono i numerosi punti della manovra Meloni che favoriscono, secondo il sindacato, chi ha già più della maggioranza della popolazione."L’inflazione - scrive la Cgil in una nota - costerà ai lavoratori e alle lavoratrici uno/due mesi di stipendio. È il risultato dell’aumento dei prezzi di beni essenziali per ogni famiglia: alimenti, riscaldamento, trasporto eccetera, che incideranno su redditi da lavoro che, nel nostro territorio, sono in media di 21.488 euro lordi.
La manovra di bilancio non dà nessuna risposta all’emergenza salariale. La conferma della riduzione del cuneo fiscale è assolutamente insufficiente rispetto alla perdita netta di salario di centinaia di migliaia di cittadini della nostra Regione, in particolare giovani e donne che hanno livelli retributivi di gran lunga inferiori alla media: le prime hanno un reddito medio di 17.781 euro l’anno, i secondi di 19.520 euro.
Poco o nulla dunque per il mondo del lavoro, per i professionisti con un reddito da 85.000 euro l’anno, invece, un risparmio – grazie alla Flat Tax al 15% - di 9.600 euro l’anno.
Il Governo ha fatto marcia indietro anche sulla rivalutazione degli assegni previdenziali, decidendo di sottrarre ai pensionati 3,5 miliardi nel 2023 e addirittura 17 miliardi nel prossimo triennio. Stesso discorso per chi è ancora senza lavoro, ma vicino alla possibilità di andare in pensione. Avevano promesso quota 41, ossia la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, e invece hanno approvato Quota 103, che interesserà appena 11.340 persone a livello nazionale.
Hanno messo tali e tanti paletti a Opzione donna che, ormai, l’hanno di fatto abolita. Non hanno allargato né rafforzato l’Ape sociale. Per tutti gli altri resta la Legge Fornero. Nessuna risposta quindi per chi svolge lavori gravosi, per i precoci, per le donne, per i giovani. Anzi con la reintroduzione dei voucher, che prevedono versamenti contributivi ridicoli, si condannano le ragazze e i ragazzi a un presente ben poco dignitoso e ancor più precario e a un futuro da pensionati poveri.
La maggioranza, inoltre, ha approvato anche una mozione contro il salario minimo.
Si tagliano risorse a sanità e scuola, che pagano pesantemente il prezzo dell’inflazione, non si stanziano le risorse per i rinnovi contrattuali pubblici e per il trasporto pubblico. E come se non bastasse, lotta contro i poveri con l’abolizione del reddito di cittadinanza, che colpirà decine di migliaia di famiglie venete già in grande difficoltà.
Gli unici a guadagnarci, con la legge di stabilità che il governo Meloni ha presentato, sono gli evasori, ai quali sono state condonate le cartelle esattoriali, è stato aumentato a 5.000 euro il tetto del contante, è stata offerta la possibilità di rifiutare il pagamento con la moneta elettronica sotto i 60 euro".
Nello specifico di alcuni punti, nei giorni scorsi era intervenuta la Fiom Cgil del Trentino, con una nota siglata anche dalla Uilm: "L’aumento dei voucher a 10.000 euro e l’allargamento della platea dei prestatori sono un fatto gravissimo che precarizza ancora di più i rapporti di lavoro, riduce tutele e diritti indebolendo la contrattazione", osservano fra l'altro i due sindacati.
Alotti, in una nota, aveva spiegato che oggi la Uil, a differenza della Cgil, non ha proclamato lo sciopero ma è convintamente presente al presidio: decisioni diverse a fronte di una comune valutazione di inadeguatezza della manovra governativa.
"Per la Uil si tratta dell’inizio di un percorso che potrebbe anche sfociare, in un secondo tempo, in azione di sciopero e di astensione dal lavoro. In questo momento però, in prossimità delle festività e visti i vincoli alle proclamazioni di sciopero nei servizi pubblici, Uil ritiene più opportuno proporre manifestazioni ed azioni di lotta meno impattanti, pur lasciando alle singole categorie la facoltà di indire autonomamente lo sciopero, come hanno legittimamente
deciso di fare Uilm/ Uiltec e Uilcom del Trentino, sindacati dell’industria, che hanno proclamato uno sciopero di 4 ore nel proprio settore, differentemente dalle altre nostre categorie che comunque partecipano compatte alla manifestazione del 14 dicembre", ha spiegato Alotti.
Come noto, la Cisl, invece, non aderisce agli scioperi e ha assunto una posizione critica più dialogante con il governo.