Segreteria Pd, Cuperlo potrebbe candidarsi con un programma più a sinistra
Il noto deputato non nasconde il disappunto per le visioni messe in campo da chi si è già candidato alle primarie del 19 febbraio (Bonaccini, Schlein e De Micheli): "La sinistra è stata opposizione nel partito e ha cose importanti da dire. Bisogna allearsi con il M5S, avremmo dovuto farlo. Forse non avremmo vinto. Ma certo non avremmo avuto la Fiamma che arde a palazzo Chigi: questa destra colpevolizza la povertà"
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ROMA. "Lo ammetto, potrei candidarmi alla segreteria del Pd. Spero non sia una colpa. Non ho ancora sciolto la prognosi, è cosa talmente seria da rifletterci, e non da solo. Non è una strategia per accendere i riflettori su di me, chi mi conosce sa che non è quello il mio peggior difetto. Casomai il contrario".
Così Gianni Cuperlo, deputato Pd, si esprime sul congresso dem in una intervista al settimanale "The Post Internazionale-TPI". "Mi fa molto piacere che ci siano due donne in campo. Stimo tutti e tre, ma la sinistra in questi anni è stata opposizione nel partito, e ha delle cose importanti da dire", aggiunge.
"Vorrei solo che un pizzico di utopia restituisse di nuovo alla parola sinistra il valore che ha. Fosse solo per questo potrei esserci. La prima cosa che va fatta è ricostruire un blocco sociale: quali interessi e quali bisogni, senza ridursi a un decalogo programmatico. Un segretario del Pd, Zingaretti, si è dimesso con un tweet dicendo che si vergognava di un partito che discuteva solo di posti. Non convenne a nessuno affrontare quel problema. Letta è stato chiamato da Parigi e lui generosamente è tornato, ma per coprire un vuoto - spiega -. Adesso anche Enrico se ne va, chi sarà il prossimo? Bisogna allearsi con il M5S, avremmo dovuto farlo. Credo che il M5S abbia fatto un errore a far cadere Draghi. Ma rompere l'alleanza è stato un secondo errore che hanno pagato tutti. Su questo mi prendo la mia parte di responsabilità. Forse non avremmo vinto. Ma certo non avremmo avuto la Fiamma che arde a palazzo Chigi. Questa destra è quella che colpevolizza la povertà, reintroduce i voucher, che taglia l'indicizzazione delle pensioni, 3 miliardi quest'anno e 15 nei prossimi due. Che porta la flat tax a 85mila euro per autonomi e professionisti e incentiva l'evasione. Anche per tutto questo dovrebbe esserci una candidatura della sinistra".
Cuperlo interviene anche sull'eurotangentopoli: "Ho detto che mi vergogno dello scandalo a Bruxelles. La questione morale teorizzata da Berlinguer è entrata dentro di noi, nella sinistra. C'è un abbassamento della soglia di sorveglianza. L'accesso al potere è diventato, in alcuni casi, il fine ultimo. Il resto è conseguenza. Se sopprimi ogni forma di finanziamento della politica, rimanere nelle istituzioni diventa il traguardo a cui non puoi rinunciare. I soldi gli strumenti per conservare lo status. Le responsabilità sono sempre personali, ma paghiamo anche gli errori di questi anni, a partire dalla selezione dei gruppi dirigenti. C'è il ritorno a un accesso patrimoniale alle cariche elettive. Chi non è nelle istituzioni non esiste", conclude il deputato Pd.
A parte la riserva di Cuperlo, i concorrenti in vista delle primarie di febbraio ci sono tutti, o quasi. Però, i tifosi si stanno schierando senza fretta. La sfida per la guida del Pd sta prendendo forma ma, per vederne i contorni definitivi, serve ancora tempo. L'ultimo tassello lo ha aggiunto Matteo Ricci: dopo aver accarezzato per settimane l'idea di candidarsi, il sindaco di Pesaro ha deciso di non correre e di sostenere Stefano Bonaccini.
Oltre al governatore dell'Emilia Romagna, per la successione ad Enrico letta sono in campo Paola De Micheli ed Elly Schlein.
"Bonaccini ha la sua piattaforma - ha detto Ricci annunciando il passo indietro, durante una conferenza stampa a Pesaro - Noi mettiamo a disposizione le nostre idee, il nostro programma in 10 punti, per spostare la barra più a sinistra". La decisione di Ricci è analoga a quella presa nei giorni scorsi da un altro amministratore, Dario Nardella, che ha rinunciato a partecipare direttamente alla contesa per schierarsi con Bonaccini: il sindaco di Firenze guiderà la campagna elettorale del governatore dell'Emilia Romagna. Le fazioni all'interno del Pd sono ancora in costruendo. Guardano a Bonaccini anche l'ex ministro Lorenzo Guerini, il governatore della Toscana Eugenio Giani e Graziano Delrio. Mentre su Schlein stanno convergendo Dario Franceschini, Articolo Uno guidato da Roberto Speranza e Laura Boldrini. La decisione di Ricci rimescola però le carte nella sinistra del partito. La parte che non si è ancora schierata con Schlein - come Andrea Orlando, Nicola Zingaretti, lo stesso Gianni Cuperlo - stava seguendo con attenzione il percorso del sindaco di Pesaro.
"L'auspicio - è stato il commento sarcastico di un esponente di quell'area - è che abbia scelto sulla base di solidi contenuti programmatici". I prossimi giorni saranno quindi decisivi per l'individuazione di un eventuale concorrente a sinistra. Lo stesso Cuperlo, in un'intervista a La Stampa, nei giorni scorsi aveva detto che serve una candidatura "diversa" da quelle in campo.
La ricerca di un volto a sinistra intreccia quella di una rappresentanza che venga dal sud: da giorni circola un appello per testare l'ipotesi di una corsa del vicesegretario Peppe Provenzano. Mentre non è ancora escluso che in zona Cesarini possa entrare in gioco un nome che piace ai governatori pugliese, Michele Emiliano, e campano, Vincenzo De Luca: un papabile potrebbe essere Francesco Boccia. La corsa degli aspiranti segretari Pd deve fare i conti con le alleanze: fra chi guarda al M5s e chi al Terzo polo.
"Con Renzi e Calenda - ha detto Emiliano - non possiamo avere nulla a che fare, né ora né mai. Questo elemento è centrale". Emiliano ha rivelato che, con De Luca, sta preparando un documento: "La questione meridionale deve essere centrale - ha spiegato - Al nord il Pd non gira bene e persino nelle regioni tradizionalmente di sinistra fatica ad andare avanti" ha aggiunto, facendo fischiare le orecchie a Bonaccini, ma anche a Schlein e pure a De Micheli: tutti emiliano- romagnoli con esperienze di governo regionale o nazionale.
Le primarie per la scelta del nuovo segretario sono in programma il 19 febbraio. Dopo che le regionali nel Lazio e in Lombardia sono state fissate per il 12 e 13 febbraio, però, la squadra di Bonaccini spinge per un cambio di date: "Sono preoccupato del fatto che l'impegno dei circoli di due regioni così grandi come Lombardia e Lazio possa essere concentrato sulle elezioni regionali, col congresso che rischia di passare in secondo piano - ha detto Nardella - Serve o anticipare le primarie o spostarle".