Senza dimora / I posti

L’emergenza freddo non è risolta: cento persone dormono ancora al gelo

Canestrini, del Centro Astalli: «I migranti arrivati alle Bellesini hanno visto letti e coperte e, dopo aver sentito il caldo, si sono messi a piangere: è triste che questo accada in Trentino nel 2022»

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TRENTO 
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di Matteo Lunelli

TRENTO. Mercoledì sera (14 dicembre), entrando nelle ex aule scolastiche delle Bellesini, alcuni migranti hanno pianto. Era troppo forte l'emozione, era troppo forte la gioia nel vedere un letto, una coperta e nel sentire il calduccio dei termosifoni.

«Sono state scene molto forti, emozionalmente impattanti - racconta Stefano Canestrini, coordinatore del Centro Astalli - e quella gioia, in realtà, ci rattrista: siamo a Trento, nel 2022, a Natale, e vedere gente piangere di felicità solo perché ha un tetto sopra la testa ed è finalmente al caldo non è bello. Ci ringraziavano ogni dieci secondi, ma gli abbiamo detto che non serviva, che non avevamo fatto nulla».

Alle Bellesini da mercoledì possono dormire al caldo 24 richiedenti asilo, che sono stati letteralmente tolti dal gelo della strada grazie al lavoro del Comune di Trento, ma anche del Centro Astalli. D'altra parte la situazione era di grave emergenza: bisognava fare qualcosa e in fretta. Ed è stato fatto. Situazione risolta, seppur in ritardo? Purtroppo no. Per “cantare vittoria” è ancora presto.

Per quanto riguarda i senza dimora, grazie all'apertura di Casa San Giovanni a Piedicastello (giovedì 15 dicembre è stata l’ultima notte di apertura di Casa Sant'Angela, con i venti ospiti che da venerdì 16 dicembre sono andati appunto a Piedicastello), la situazione pare essere sotto controllo: i 238 posti letto sono tutti a regime e la domanda, per ora, è soddisfatta. Il nodo restano i richiedenti asilo, in gran parte provenienti dalla rotta balcanica: le Bellesini sono utilissime per “tamponare”, ma la situazione non pare essere del tutto risolta. Insomma, c'è ancora chi dovrà dormire all'aperto.

Spiega Canestrini: «Se guardiamo al numero di persone dell'elenco precedente si parlava di circa 300 richiedenti asilo esclusi dall'accoglienza. Di questi 50 sono andati in Sardegna, 40 sono tra casa San Francesco e Bellesini e togliamo anche i 60 che entreranno nelle prossime ore alla residenza Fersina. Qualcuno poi può essersene andato o essere ospite di amici o connazionali. Teoricamente restano, quindi, 100 persone. E 100 posti, ad oggi, non ci sono».

Alla Fersina, a gennaio, ci saranno altri 40 posti, ma nel frattempo non si può dire che l'emergenza sia risolta. «Tra qualche giorno capiremo meglio come siamo messi», aggiunge Canestrini. Che però sottolinea: «Grazie alle segnalazioni e alle mappature abbiamo delle liste delle persone richiedenti asilo che sono all'aperto. Due giorni fa, quando abbiamo aperto le Bellesini, abbiamo chiamato i primi 24 dell'elenco per offrire loro un posto. Tutti e 24 hanno detto sì e sono arrivati: in passato non era mai successo, perché alcuni nel frattempo trovavano ospitalità o si spostavano in altre città».

«È un segnale che dobbiamo capire - ha aggiunto - ma dà l'idea che il numero di persone che ancora dormono all'aperto sia importante. Servono pianificazione e condivisione delle responsabilità: aprire in fretta e furia 24 posti non è un modello di riferimento. Poi le tempistiche: da un mese fa molto freddo, siamo arrivati al 15 dicembre senza un'offerta adeguata».

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