Aree inquinate e progetto ferroviario a Trento: nella Fossa Armanelli limiti superati di 50 volte
Il progetto di Rfi per la circonvallazione prevede di scavare in quel punto fino ad oltre 20 metri di profondità dando per scontato di trovare terreni "puliti", secondo i critici invece lì sotto ci sono infiltrazioni provenienti dall'area ex industriale della Sloi
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TRENTO. Nella Fossa Armanelli, vicino ai binari della ferrovia dalla parte della ex Sloi, la concentrazione di sostanze inquinanti, in particolare piombo organico e inorganico, supera in alcuni punti anche di 50 volte i limiti di legge e le concentrazioni maggiori sono presenti proprio nel tratto di roggia di proprietà di Rfi.
Il volume di materiale da asportare per la bonifica lungo 680 metri di tratto inquinato e di circa 3.500 metri cubi, pari a 6.500 tonnellate. Sono i dati contenuti in un documento dell'aprile 1998, un monitoraggio commissionato dalla proprietà, le allora Ferrovie dello Stato e l'azienda mineraria Maffei, per far fronte alle ordinanze di bonifica che erano state emesse.
Il documento è rispuntato nei giorni scorsi, consegnato in tribunale dall'Agenzia dell'ambiente su richiesta dei magistrati che hanno aperto un'inchiesta sulla base dell'esposto presentato qualche mese fa dagli avvocati Marco Cianci e Vanni Ceola per conto di un gruppo di ambientalisti e di No Tav preoccupati per le previsioni del progetto di circonvallazione ferroviaria presentato da Rfi di scavare in quella zona per fare spazio a due binari aggiuntivi in trincea.
«Ricordiamo - commenta Elio Bonfanti, militante No Tav - che nel progetto inizialmente Rfi dava la Fossa Armanelli come una zona già bonificata mentre questo documento conferma che la società sa benissimo quale sia il livello di inquinamento dei suoi stessi terreni. Si sta confermando soggetto non credibile e che non rispetta i termini. Da quattro mesi Appa sta attendendo i risultati delle indagini nel cantiere pilota per confrontarle con le proprie ma i dati non sono ancora stati comunicati».
Bonfanti torna anche sullo stanziamento da 2 milioni di euro inserito nella legge finanziaria statale per chiedere, come ha già fatto nei giorni scorsi il presidente della circoscrizione Centro storico Claudio Geat, che quei soldi siano immediatamente utilizzati per verificare la condizione dei terreni sotto gli attuali binari.
Il progetto di Rfi prevede di scavare in quel punto fino ad oltre 20 metri di profondità dando per scontato di trovare terreni "puliti" e prevede anche la realizzazione di due muri laterali spinti fino a quella profondità.
Secondo i critici invece lì sotto ci sono sicuramente infiltrazioni provenienti dalla Sloi, vista la presenza di piombo nei terreni ex Carbochimica, sull'altro lato, e scavare sarebbe pericoloso e complesso, oltre che molto costoso smaltire tutto quel materiale. «Chiediamo di sospendere tutto finché non saranno fatte le analisi» chiude Bonfanti.