Azienda forestale verso lo scioglimento, dopo 70 anni il consorzio Trento-Sopramonte è in crisi
Il modello gestionale è considerato ormai inadeguato e ha portato a un declino nella cura dei quasi 5.000 ettari di territorio amministrato. Grave è anche la carenza del personale
TRENTO. Compirà 70 anni nel 2024 l'Azienda forestale Trento Sopramonte ma, ammesso che ci arrivi, sarà il suo ultimo compleanno. Nata nel 1954 come Consorzio tra Comune e Asuc di Sopramonte per la gestione del patrimonio silvo forestale, sente ormai il peso degli anni e il suo destino è segnato: verrà sciolta.
Le ragioni che hanno fatto maturare questa scelta sono diverse. Ce n'è una giuridica, dirimente, e riguarda l'intenzione dell'Asuc di Sopramonte di trasformarsi, possibilità offerta dalla nuova legge, in ente di diritto privato. L'ufficio legale della Provincia sta facendo verifiche ma pare che la forma consortile sia riservata solo ad enti pubblici e non ci sia la possibilità di un ibrido misto.
Ma a consigliare un diverso modello di gestione sono soprattutto le criticità emerse negli ultimi anni. In quanto ente pubblico non economico l'Azienda forestale è infatti costretta ad adottare un sistema amministrativo macchinoso e costoso, dovendo applicare le norme pubblicistiche anche nel reclutamento del personale, tramite concorsi e selezioni pubbliche, oltre che nell'affidamento dei lavori e nell'approvvigionamento di beni e servizi.
L'organico sconta probabilmente anche una scarsa attrattività del lavoro, oltre alla macchinosità del reclutamento, tanto che attualmente rispetto ad una pianta organica che prevede 55 dipendenti i posti occupati sono meno della metà: 24. Gli operai in particolare dovrebbero essere 36 ma sono soltanto 12. Una situazione che «nell'ultimo decennio ha portato a un lento ma tangibile declino nella cura del patrimonio agro-silvo-pastorale di competenza».
A metterlo nero su bianco è stato un ordine del giorno approvato un anno fa dal consiglio comunale, su proposta di Alberto Pedrotti (Patt). Il documento impegna sindaco e giunta comunale ad avviare un percorso di confronto con i territori e l'Asuc per individuare e condividere misure che possano invertire questo trend.
Un percorso che è effettivamente iniziato e che ha prodotto un documento, che sarà valutato in giunta entro il mese di gennaio, che da un lato sancisce la fine dell'Azienda forestale Trento Sopramonte e avanza le ipotesi di riorganizzazione e presa in carico della gestione dei quasi 5.000 ettari di territorio amministrati.
Le possibili soluzioni sono tre: l'internalizzazione dell'azienda con presa in carico direttamente dal Comune dell'attività; la trasformazione in una nuova azienda speciale, sul modello di Asis; l'assegnazione dell'attività a una società partecipata dal Comune, tendenzialmente Trentino Mobilità.
Tutte queste ipotesi passano però attraverso la liquidazione del Consorzio, che se consensuale non ha limiti temporali mentre se avverrà per recesso unilaterale dovrà essere dichiarata da Palazzo Thun entro il 31 dicembre 2023, cioè almeno un anno prima della scadenza del 31 dicembre 2024, data fissata per la revisione decennale prevista dallo statuto del consorzio.
Il documento interno analizza pro e contro delle tre ipotesi. La soluzione in house porterebbe a una più diretta e immediata capacità gestionale, senza dover passare attraverso assemblea e commissione amministratrice, e un ridimensionamento delle necessità di organico, col rischio però di perdere radicamento sul territorio e anche, con l'uscita dell'Asuc, fette di patrimonio da gestire.
Creare una nuova azienda speciale, sul modello di Asis, darebbe la possibilità all'Azienda di mantenere logo e riconoscibilità, senza impatti organizzativi per il Comune e con la possibilità di allargare la collaborazione ad altri Comuni, ma con tempi e costi maggiori, anche nella prospettiva di garantirsi un organico e una gestione autonoma.
La terza opzione presa in considerazione è quella di assegnare la cura del patrimonio forestale ad una società controllata, in ipotesi Trentino Mobilità spa, modificandone lo statuto; i vantaggi sarebbero quelli di sfruttare una struttura aziendale già rodata con un affidamento diretto in house, gli svantaggi sono la necessità di un meccanismo di compensazione economica con trasferimento a carico del Comune dei costi, per non far pesare sul bilancio di una società partecipata anche da altri soggetti un'attività non remunerativa come la gestione silvo-pastorale.