Mancanza di manodopera, la replica agli artigiani: “Paghe basse, colpa pure delle imprese”
I sindacati tornano a lanciare l’allarme sui giovani nullafacenti: “Sono 9.000 persone, che andrebbero subito coinvolte in percorsi professionalizzanti, ma con contratti veri”
ARTIGIANI "Su 300 colloqui solamente tre assunzioni"
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TRENTO. «Tre assunzioni su 300 colloqui rappresentano indubbiamente un dato preoccupate. Non basta, però, limitarsi ad evidenziare le difficoltà di reclutamento per le imprese trentine, a cominciare da quelle artigiane. Bisogna analizzare a fondo perché non si trova manodopera e quali possono essere le contromosse da mettere in campo. Soprattutto in un Trentino che oggi conta tra i suoi giovani circa 9mila neets, cioè giovani che non lavorano né studiano».
L'emergenza lavoro sottolineata l'altro ieri su queste pagine dal presidente degli Artigiani Marco Segatta non lascia indifferenti i sindacati. I quali, dal canto loro, invitano le associazioni di categoria - e pure la politica - ad andare oltre i numeri indagando le ragioni di un problema che esiste da tempo anche in Trentino e che il calo demografico, il blocco dei flussi migratori e le condizioni di lavoro non all'altezza delle aspettative non hanno fatto altro che amplificare in un mercato del lavoro che comunque ha una buona dinamicità.
«Se il nodo sono le competenze allora bisogna mettere a sistema gli strumenti che abbiamo e farli funzionare», sottolineano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher che rappresentano Cgil, Cisl e Uil anche in Agenzia del Lavoro, mettendo in luce un paradosso.
«Ci sono i fondi interprofessionali, dunque la dotazione di risorse, c'è un sistema di formazione professionale, c'è Agenzia del Lavoro che dovrebbe conoscere i fabbisogni delle imprese. Il tema è far dialogare questo sistema. E per farlo serve la volontà politica di mettere in rete quanto già oggi c'è per renderlo più efficiente».Il dito è puntato contro lo stallo in cui la giunta provinciale ha confinato gli Stati generali del lavoro.
«La cabina di regia, di fatto, non è mai partita per mettere a terra proposte e progetti. Ci siamo limitati a mettere a fuoco il problema, distogliendo poi lo sguardo".
I tre rappresentanti sindacali guardano con particolare attenzione ai novemila giovani nullafacenti che, in teoria, dovrebbero rappresentare uno dei target su cui indirizzare gli sforzi. «Si tratta di persone che andrebbero coinvolte in percorsi di formazione professionalizzanti coerenti con i fabbisogni delle imprese che a loro volta potrebbero reclutarli attraverso il sistema dell'apprendistato ai vari livelli, duale, professionalizzante fino all'università: contratti veri. Abbiamo fatto richieste precise agli assessori Spinelli e Bisesti ma poco si è mosso».
Così come poco è cambiato sul rafforzamento di Agenzia del Lavoro e dei centri per l'impiego. «Politiche del lavoro efficaci si fanno con strumenti e risorse umane adeguate in numero e formate».Altro tema è quello della qualità del lavoro. «Le paghe sono troppo basse: un lavoratore qualificato cerca un'occupazione con retribuzioni e condizioni quantomeno soddisfacenti. E su questo tema anche le imprese dovrebbero farsi un esame di coscienza. Aprire tavoli contrattuali, confrontarsi per migliorare le condizioni di lavoro sarebbe sicuramente un incentivo non da poco per attrarre manodopera».