Donna fermata durante il lockdown: sanzione di 550 euro per essersi spostata nei giorni vietati
Il giudice non ha ritenuto valide le tre giustificazioni che erano state date agli agenti della polizia locale: il verbale è considerato legittimo. Accolti invece i ricorsi di un quarantenne di Dro e di un abitante di Pieve Tesino che all'epoca furono multati lungo dei sentieri di montagna
TRENTO. Tre giustificazioni diverse a distanza di pochi minuti non l'hanno salvata dalla sanzione. Sebbene siano passati diversi mesi, ora è arrivato il conto: 550 euro da pagare per aver violato la normativa anti Covid.
La contestazione risale al periodo del lockdown, quando gli spostamenti erano consentiti per motivi di salute, di lavoro e per urgenze e necessità, ad esempio per fare la spesa o acquistare farmaci.
La donna, il 30 marzo 2020, era stata fermata in auto in val di Fassa e sanzionata.
Davanti all'agente della polizia locale si era contraddetta. Nel giustificarsi aveva dapprima sostenuto di essersi allontanata dal comune di residenza per andare in farmacia per prendere le medicine per il padre malato.
Ha poi aggiunto di essere diretta al supermercato per la spesa, quindi - terzo motivo - ha spiegato che in realtà lei si trovava in via provvisoria a casa di un'amica, in un altro paese rispetto a quello in cui risiede, e ha aggiunto che a causa del Covid non era più riuscita a rientrare nella propria abitazione.
La donna però non avrebbe dimostrato di trovarsi effettivamente a casa della conoscente. Per il giudice di pace, competente in materia, il verbale della polizia locale è legittimo.
«Le motivazioni addotte dalla ricorrente, a giustificazione della violazione commessa, non appaiono a questo giudice fondate - si legge nella sentenza - le stesse risultano, invece, contrastanti». Il giudice ha ricordato che «il rapido evolversi della situazione epidemiologica, unitamente al carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia e all'incontrollato incremento dei casi e dei decessi (come rappresentati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno dunque imposto una necessaria contrazione del diritto alla libera circolazione, di cui all'articolo 16 della nostra Carta Costituzionale».
Lo stesso articolo 16, viene precisato, sancisce la libera circolazione sul territorio nazionale, ma consente pure limitazioni per ragioni sanitarie e di sicurezza.
La donna è stata dunque condannata a pagare 550 euro di sanzione, mentre le spese di giudizio sono compensate in quanto per la sua difesa non si è avvalsa dell'aiuto di un avvocato.
Sempre in sede di giudice di pace, le scorse settimane erano stati accolti i ricorsi di un quarantenne di Dro e di un abitante di Pieve Tesino.
Al primo, fermato lungo un sentiero, la sanzione era stata cancellata in quanto il concetto di poter uscire di casa e fare due passi «in prossimità dell'abitazione» non sarebbe stato chiaro dal punto di vista della quantificazione della distanza "lecita".
Il secondo cittadino, controllato mentre stava andando in montagna, aveva invece dichiarato «di vivere in una casa di ridotte dimensioni», con la conseguente «necessità di muoversi e respirare all'aria aperta, a tutela della propria salute». Tesi che è stata accolta dal giudice.