Processo Perfido, prima condanna per mafia in Trentino. Cgil soddisfatta: “Non erano invenzioni”
Il sindacato si è costituito parte civile nei diversi processi dell'inchiesta: “Bisogna prendere coscienza di questo come comunità civile per prestare la massima attenzione ad ogni segnale che vada in questa direzione"
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TRENTO. La Corte d'Assise di Trento ha confermato in appello la condanna per Saverio Arfuso, 50 anni, calabrese di Cardeto, che, secondo l'accusa nata dall'inchiesta "Perfido”, aveva un ruolo apicale negli interessi della 'ndrangheta nei comuni di Albiano e Lona-Lases, in Trentino. La Cgil è soddisfatta.
"È una decisione molto importante perché conferma per la prima volta che le organizzazioni mafiose, nello specifico 'ndranghetiste, hanno attecchito in una parte del nostro tessuto economico. Purtroppo parlare di mafia in Trentino non è un'invenzione; bisogna prendere coscienza di questo come comunità civile per prestare la massima attenzione ad ogni segnale che vada in questa direzione".
Lo scrivono in una nota Marco Benati e Giampaolo Mastrogiuseppe di Fillea Cgil, che si è costituita parte civile nei diversi processi dell'inchiesta “Perfido”.
La decisione della Corte d'appello - sottolinea il sindacato in una nota - conferma anche la sussistenza del danno arrecato alla collettività e ai lavoratori e dunque alle prerogative del sindacato in quanto soggetto rappresentante degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.