Trova online una Panda usata a buon prezzo: i venditori spariscono dopo aver incassato il denaro
Sventurato protagonista un acquirente trentino che, trovato l’affare del secolo via web e intrattenute diverse conversazioni telefoniche con i venditori, ha versato l’importo dovuto ritrovandosi però senza auto. C’è il dubbio che non sia mai esistita. Denunciata una banda, due persone a processo
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TRENTO. Per una Fiat Panda usata chiedevano poco, 1.750 euro. Avevano pubblicato le foto e la descrizione dell'auto su un sito di annunci on line e si sono dimostrati venditori molto affabili via messaggio, al punto che un trentino si è convinto dell'acquisto. Se la prima parte della contrattazione è andata bene, completamente negativo è stato l'esito della compravendita: l'acquirente ha versato il denaro pattuito su una carta prepagata ritrovandosi però con un pugno di mosche in mano, dato che i soldi risultano essere stati prelevati subito, mentre i venditori si sono resi irreperibili nel momento in cui avrebbero dovuto consegnare l'auto.
C'è anche il dubbio che la vettura non sia in realtà mai esistita o che, comunque, non fosse nella diretta disponibilità del sedicente proprietario, e che i venditori - o meglio, i truffatori - abbiamo utilizzato foto prese dal web, ritoccandole. Grazie alla denuncia dell'acquirente trentino, gli investigatori sono riusciti a dare un nome ai membri della banda, denunciati in concorso per truffa e ricettazione.
Dei quattro inizialmente identificati, due sono a processo (un italiano ed uno straniero), mentre per altri due è stato ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti per il giudizio e dunque le posizioni sono state archiviate. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo aver pubblicato su un noto sito l'annuncio di vendita della Panda, i truffatori avrebbero speso parecchio tempo ad intrattenere contatti con l'interlocutore trentino via telefono o via messaggio, fornendo foto della vettura e copia dei documenti (probabilmente falsificati) di circolazione. Avrebbero risposto alle domande con cortesia e precisione, in modo da rendere credibile la trattativa e di invogliare la persona all'acquisto: il prezzo era un affare e il veicolo, stando alle immagini, sembrava in buone condizioni.
Ad un certo punto, l'interlocutore trentino si è deciso: ha trasmesso al presunto venditore copia del documento di identità della moglie, alla quale avrebbe voluto intestare la Panda, e ha effettuato il pagamento in due tranches da 900 e 850 euro versando gli importi su una carta ricaricabile. Il denaro, come è stato ricostruito, sarebbe stato subito tolto da quella carta, sia attraverso prelievi in contanti sia destinando l'importo rimanente ad altre carte ricaricabili che risultavano intestate a stranieri. La truffa risale a novembre 2017. A causa di un difetto di notifica il processo partirà nell'ottobre prossimo.